Sefelicetusaraidirmelovorrai- il ritorno

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miangia95
view post Posted on 12/12/2008, 18:23




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Capitolo Uno
Ritorno al passato



Erano passati sette anni da quando avevo detto addio a Babù e Vì, ed era stata un’esperienza indimenticabile. Era stato difficilissimo per me lasciarle, avrei tanto voluto che il tempo si fermasse, e che io potessi rimanere ad abbracciarle per sempre… ma purtroppo non fu così, e io tornai al mio Regno delle Rugiade d’Argento dopo il compimento dei loro quindici anni.
Ora, così tanto tempo dopo, ricevetti una lettera dal Gran Consiglio. Ne avevo ricevute tante, ma non avevo mai accettato. Sarebbe stato troppo faticoso per me dimenticare le mie bambine, e prenderne in custodia un altro. Ma stavolta sarebbe stato diverso…
“Un’altra lettera per Sefeliceleisaràdircelovorrà!!! Presto, chiamatela! Viene dal Gran Consiglio!”
“Sefelicetusaraidircelovorraiiii, dove seiiii?”
“Sono qui, sono qui! Che modi! Stavo dormendo beata, spero che ci sia qualcosa di molto importante.”
“Qualcosa di molto importante? Di importantissimissimissimo! Dal Gran Consiglio!”
“Oh, un’altra… non posso, non sostituirò mai Pervinca e Vaniglia!”
“Be’, aprila lo stesso, no?”
“E sia…”

Alla gentile fata
Sefeliceleisaràdircelovorrà
Regno delle Rugiade d’Argento

Distinta fata,
il Gran Consiglio dei Saggi le inoltra una lettera di richiesta di fata-tata, proveniente da una strega illustrissima. Siamo fiduciosi che lei accetterà.

“Su, Sefelicetusaraidircelovorrai, leggi questa benedetta lettera! Non tenerci sulle spine! Chissà chi sarà questa illustrissima strega…”


Cara fatina dal nome impronunciabile,
ma che con quindici anni di esercizio ho imparato a dire, io sono Lillà dei Sentieri e sono una Strega della Luce.
Come credo ricorderai, fino a sette anni fa eri la fata-tata delle mie due nipoti gemelle, Vaniglia e Pervinca Periwinkle. Ormai loro sono divenute grandi, hanno ventidue anni e ti ricordano ogni giorno con tantissimo affetto. Ma non è per loro che ti scrivo.
Mia sorella Dalia, inaspettatamente, è di nuovo incinta di una bimba, che nascerà il prossimo mese di Aprile. Fidandomi della tua celeberrima perspicacia, sono certa che avrai già capito cosa ti chiedo: Io, Dalia, Cicero e le gemelle desidereremmo tanto che tu facessi da fata-tata alla nuova creatura.
Sappiamo oramai benissimo che tu sei una fata molto preparata, ci fidiamo di te come di noi stessi, sei parte della nostra famiglia. Confido, dunque, nel fatto che tu accetterai. Se così sarà, il tuo incarico durerà quindici anni, lavorerai a tempo pieno e riceverai una ricompensa.
Ti raccomando di partire subito; l’indirizzo è questo:

Famiglia Periwinkle
Via degli Orchi Bassi
Fairy Oak, Valle di Verdepiano


“Non ci credo…sto sognando! Qualcuno mi tiri un pizzicotto! Impossibile. Assurdo. Incredibile. Tomelilla, Dalia, Cicero e, soprattutto, le mie amate bambine…”
“È vero, Sefelicetusaraidirmelovorrai, adesso hai la possibilità di ritornare nella tua adorata Fairy Oak. Che emozione! È bellissimo, vero? Wow, non ci…”
“Smettetela, ragazze” disse la fata più saggia, Gocciargenteadigentilesaggezza. “Lasciatela riflettere, non la mettete sotto pressione! Ce ne andiamo, ti facciamo pensare… RITIRATA!”
Tutte le mie compagne, con i visi lunghi, si allontanarono. Le capivo, volevano discuterne con me, ma io non ero ancora pronta per intraprendere una conversazione, forse non ero neppure in grado di affrontare le mie emozioni…
Una cosa sola la sapevo: stavolta, era certo, avrei accettato!



Capitolo Due
Ritorno a casa


Arrivai a Fairy Oak ad agosto. C’era un odore di ciliegie e di pesche che inebriava i sensi, l’aria era satura di gioia e felicità.
Ero tornata.
Vedendo le case, gli alberi e la grande Quercia Fatata dalla quale il villaggio aveva preso il nome, sentii nel mio cuore la tranquillità di chi era tornato a casa; cominciai a ballare: giravolte, ruote,capriole e piroette volevano dimostrare al mondo che io ero qui.
“Ops!” dissi. Avevo sbattuto contro qualcosa, o meglio, qualcuno…
“Sentoipollicicheprudono?!?”
“Sefelicetusaraidirmelovorrai?!?”
All’inizio, sbalordite, rimanemmo immobili. Ma bastò qualche secondo, perché ci abbracciassimo in una stretta sincera, viva, di due persone… cioè, fate, che non si vedevano da tanto tempo, ma avevano mantenuto il loro rapporto come il primo giorno.
“Amica mia!” esclamai con le lacrime agli occhi.
“Felì!” mi disse Prud. “Finalmente sei arrivata! Riabbiamo aspettata per sette anni, e il gran momento è finalmente arrivato!”
“Bene bene bene” dissi io “vedo che hai imparato a volare decentemente!”
Dovete sapere che Prud era la fata più pigra e grassottella di tutto il villaggio, poiché non voleva mai volare. Io a volte la ammiravo, poiché lei era l’unica fata ad avere la pazienza di fermarsi a guardare le piccole cose che, dall’alto, noi neppure contavamo. Prud di solito camminava, ma da ciò che avevo visto aveva imparato a volare. Quando voleva, lei era molto determinata, e sapeva anche essere saggia.
“Vieni con me, Felì. Ti faccio rincontrare tutte le tue vecchie amiche”.
Ritrovai Ditetù (Miricorderòditeturicordatidime), Sulfior (Vegliosulfiorchefiorirà), Etalì (Quattropetalinelcuorehoportatoperte) e Piffero (Spifferospigliatodelventoinnamorato). Tutte quante mi salutarono calorosamente. Ero contentissima di rivedere le mie compagne, ma avevo bisogno di abbracciare il vero motivo della mia vita: Babù e Vì.
Bussai alla porta di Casa Periwinkle, ma mi accorsi che era aperta ed entrai. Nulla era cambiato dalla mia partenza: c’era sempre quel buon odore di legno stagionato, di torta di mele e di pulito.
Possibile che non ci fosse nessuno? Salii le scale, i cui muri erano tappezzati di foto di Vaniglia e Pervinca in diversi ambienti e pose.
Il mio cuore andava a mille: stavo per arrivare nella camera delle mie bambine. La aprii leggermente e…
Erano lì. Belle come non mai, stavano parlando. Sentii uno stralcio di conversazione:
“… perché Felì è…”
Stavano parlando di me! Non mi avevano dimenticata, allora!
“Toc! Toc!” bussai.
“Che c’è, papà… lasciaci stare…”
Entrai nella stanza. Vedendo la mia luce, le gemelle alzarono lo sguardo: esso era annoiato, stanco.
Ma quando i loro occhi incontrarono i miei, scoccò una scintilla, che rese la mia anima calda ed euforica. Ora sì, che ero davvero tornata…
Non ci furono parole, non ne occorrevano. Le persone che si conoscono davvero parlano con il silenzio. L’unica cosa che facemmo fu stringerci e piangere lacrime di gioia.
Come erano cresciute Vì e Babù, chissà quante cose avevano da raccontarmi… ma non era il momento dei ricordi, ora eravamo di nuovo insieme e questo era l’importante.
“Eccoti, allora hai accettato!” sentii la voce calda e sicura della strega migliore di tutti i tempi, Lilla dei Sentieri chiamata da tutti Lalla Tomelilla. La mia strega!
Era come sempre, con i suoi capelli intrecciati e candidi come la neve, e il suo vestito preferito, quello color prugna lungo e semplice. Volai verso di lei, e Tomelilla mi diede una carezza piena di affetto.
“Vieni, ti porto da Dalia e Cicero” disse la Strega della Luce.
“Sì,guarda che pancione ha la mamma!” esclamò scherzosamente Pervinca.
Ci dirigemmo verso la loro camera, dove trovammo Dalia sul letto e Cicero che la tranquillizzava. I dolori alla pancia dovevano essere molto forti.
Quando i due coniugi mi videro, si aprirono in uno dei sorrisi più belli che io abbia mai osservato.
“Bentornata, Felì” dissero all’unisono.
L’ossigeno che si respirava, non lo scorderò mai, era carico di sorrisi, di ricordi da far riaffiorare e di parole in attesa di essere dette. Ma per questo c’era ancora tempo, in quel momento volevo solo godermi la mia vita che ritornava ad essere tale.

Edited by _LadyMary_ - 31/12/2008, 18:38
 
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miangia95
view post Posted on 29/12/2008, 15:47




Capitolo 3
Nascita



Era arrivato il nono mese di gravidanza per Dalia, ed io ero lì da due mesi. Lei era sul punto di partorire, e in casa eravamo tutti elettrizzati.
Fu un momento indimenticabile, come la venuta al mondo delle gemelle d’altronde.
Era il 15 Aprile, il giorno centrale del mese, ed il cielo era pieno di nuvole bianche simili a batuffoli di cotone. Ora spiego tutti i particolari, uno ad uno.
Il dottor Chestnut era arrivato, e dopo una decina di minuti la creatura venne alla luce: era bellissima, sorridente e aveva una voglia color ciliegia appena sopra l’ombelico.
Poiché sia il nome di Vaniglia che quello di Pervinca li aveva scelti Dalia, Cicero era assolutamente deciso a scegliere il prossimo nome.
“Stavolta sarà così, nessuno che discuta: si chiamerà Asdrubala, come mia madre!!!”
“’Azzarola, allora non capisci! Ti ho già detto ventidue anni fa che dovrai passare sul mio corpo morto e stecchito prima di chiamare così una mia figlia!” disse Dalia.
“E vabene, allora Annasaura, come mia nonna!” replicò Cicero.
“Magnolia!” fece Tomelilla.
“Ofelida, come la cugina di mia zia!”
“Ciliegia!”
“Vanessa, come la cognata del mio bisnonno!”
“Camomilla!”
“Margaret!” dissero all’unisono Vì e Babù. Tutti fecero silenzio.
“Mi piace,” esclamò Lillà “è simile al nome di un fiore bellissimo, la margherita.”
“Bello, mi pare che la nonna di una trisavola di mia zia si chiamasse così…” disse Cicero.
“È molto intrigante e piacevole al suono” continuai io.
“Va bene” confermò Dalia “anzi benissimo!”
“Allora è fatta, si chiamerà Margaret!” proclamarono solennemente le gemelle.
Io e Cicero scendemmo le scale, prendemmo una bottiglia di latte di nespole e corremmo in camera di Dalia, a festeggiare la nascita.
Il dottor Chestnut ne bevve due bicchieroni e, dopo i nostri più sentiti ringraziamenti, andò via.
Tutti quanti ci abbracciammo con Margaret al centro, e poi fu il momento degli auguri.
“Toc Toc” sentii dal piano inferiore. Andai ad aprire: erano Grisam Burdock con i suoi genitori Marta e Vic e lo zio Duff, Flox con il padre Bernie, la madre Rosie, la zia Ortensia e la fata Piffero, Shirley ed Edgar Poppy ed ultimo, ma non per importanza, Jim Burium, il fidanzato di Vaniglia.
Prima di salire, tutti quanti mi salutarono, chi con un sorriso, chi con una carezza, e via dicendo. Soltanto Shirley mi pareva un po’ spossata, debole, ma lei mi disse che era solo un piccolo malanno e quindi non me ne curai molto.
Tutti gli ospiti corsero al piano di sopra per vedere la nuova nata in casa Periwinkle: Margaret sorrideva e si grattava la voglia color ciliegia.
Vaniglia e Pervinca decisero di preparare il pranzo: zuppa di pesce e insalata, i piatti preferiti della neomamma.
Ci mettemmo a tavola e mangiammo, con un occhio alla minestra e uno a Margaret, che intanto si era addormentata e respirava piano.
All’improvviso mi accorsi che Shirley non c’era più. Ebbi un tuffo al cuore, temevo qualche guaio. Chiesi subito ad Edgar, il padre di Shirley, dove fosse andata la figlia.
“Forse in bagno” mi rispose lui.
Volai in fretta nella toilette, ma la porta era aperta e della fanciulla non c’era traccia.
Iniziai a sudare freddo; avvertii subito tutti quanti del fatto ed ognuno la cercò per la casa, invano.
Ci ritrovammo di nuovo in sala da pranzo, senza aver visto neppure l’ombra della ragazza con l’Infinito Potere. Shirley Poppy, dalla nascita, aveva ricevuto dalla madre Aberdeen l’Infinito Potere, quello che raccoglieva insieme i Poteri opposti e inseparabili della Luce e del Buio. Aberdeen, alla nascita della figlia, aveva dovuto abbandonare il villaggio; questo perché non possono vivere vicini due Infiniti Poteri.
Vidi Edgar diventare pallido e cominciare a perdere le forze.
Vaniglia disse: “Edgar, non preoccuparti, sarà andata a casa. Ora andiamo e vedrai che la troveremo lì.”
“Ha ragione Babù” confermò Tomelilla. “Non agitarti, Shirley ti avrà detto che andava via e tu non te ne sarai accorto; sicuramente è andata così.”
Notai che Edgar stava riprendendo colore. “Sì, sì, avete ragione, è inutile angustiarsi. Sarà a casa, ma andiamo a controllare.”
Io mi infilai nella tasca di Pervinca, e partimmo. Attraversammo Bosco-che-canta, sapendo che era un posto caro a Shirley e poteva essere andata lì, ma non la trovammo.
Arrivammo finalmente alla fattoria dove abitavano i Poppy. Bussammo, ma nessuno venne ad aprirci. Il padre di Shirley prese la chiave e aprì la porta.
Ciò che successe dopo fu bruttissimo, per tutti.
La zia della fanciulla dall’Infinito Potere, la sarta Malva, aveva gli occhi spalancati e la bocca aperta. Io le andai vicino, le spruzzai in faccia un po’ di polvere di fata e la donna riprese i sensi.
“C-cosa è s-successo, Malva?” chiesi preoccupatissima.
“Shirley è… andata via… mi ha detto che non poteva rimanere qui, e… ha lasciato un biglietto lì, sul tavolo…” l’anziana signora iniziò a piangere.
Pervinca corse a prendere il biglietto, lo aprì e, con le mani che tremavano per l’ansia, lesse queste testuali parole:

A papà, zia Malva e a tutti gli amici di Fairy Oak

Carissimi,
scusate se sono scappata senza dirvi nulla, ma non potevo parlarvi. Vorrei tanto rimanere qui, a vivere con voi, ma c’è stato un avvenimento che ha decretato questa scelta.
Non posso darvi altre informazioni, se resto qui ancora un po’ morirò.
Cercatemi, cercatemi e non perdetevi d’animo; io non potrò mai più ritornare a Fairy Oak.
Vi voglio bene
Vostra Shirley


“No, non è possibile” esclamò Pervinca.
“Deve esserci un errore!” disse Tomelilla.
“Figlia mia!” singhiozzò Edgar. “Ho già perso tua madre, ora anche tu…”
Grisam, Vic, Marta, Duff, Flox, Bernie, Rosie, Ortensia, Piffero, Malva, Dalia, Cicero, le gemelle ed io ci stringemmo attorno a quest’uomo, con l’unica intenzione di non mollare e di rincontrare questa piccola grande donna che era Shirley Poppy
 
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miangia95
view post Posted on 19/1/2009, 16:16




Capitolo Quattro
Un bel po’ di anni dopo…




Shirley Poppy era ormai scomparsa da dieci anni; l’avevamo cercata in lungo e in largo, ma invano.
Intanto Margaret era diventata grandicella, aveva dieci anni e cresceva sana e graziosa.
A scuola andava molto bene, era carina e ammirata dai ragazzi, specialmente da un certo Antony McKenzie. La mia protetta non aveva mai nascosto una certa cottarella per lui, ed era felice di vedere che egli ricambiava.
Ma in questa bambina c’era un problema: non c’erano tracce di magia.
Tomelilla si disperava per questo, ogni notte nell’Ora del Racconto mi chiedeva se avevo notato qualcosa di nuovo…
“…che so, un voletto, o anche un piccolo oggetto spostatosi con il suo pensiero!”
“No, strega Tomelilla, nulla. Ma vi dico di non preoccuparvi, i denti premolari di Margaret sono ancora solo sei, ne mancano due per poter dire con certezza che non abbia poteri.” dicevo io.
“«Solo sei»? Dovrebbe già volare e saper stendere i panni con la magia, e tu mi dici di non preoccuparmi?!?” rispondeva disperata Lillà.
“Vi ricordate le gemelle?” replicavo. “Anche di loro dicevate questo, che non sarebbero divenute streghe. Ma poi, avete visto che tutto è filato liscio, anzi liscissimo?”
“Sì, Felì, hai ragione. Riesci sempre a tranquillizzarmi, grazie. Se me lo permetti, vado a dormire, sono stanchissima. Buonanotte, fatina!”
“Buonanotte!”

Quella notte, però, non fu esattamente buona. Fu bella, sì, ma non buona.
Margaret era seduta sul suo letto, concentrata; stava leggendo il Libro Antico, quel grosso volume che conteneva una parte della storia di Fairy Oak.
Finita l’Ora del Racconto, andai su e diedi la buonanotte a Vaniglia e Pervinca, che erano rimaste assieme a Margaret.
Appena le sorelle se ne furono andate, la ragazzina cominciò a riflettere con me sul significato del Libro Antico; quando sembrava essersi addormentata, mi fece una strana domanda:
“Chi sono io, davvero?”
“Sei una bella ragazzina e sei la più dolce persona che io abbia mai conosciu…”
La bambina si alzò in volo e si avvicinò a me.
“O fate madrine! Non posso crederci!” esclamai entusiasta. “Margaret, tu sei una strega del buio! Dobbiamo dirlo subito a zia Tomelilla.”
“Io, una strega del buio? Ma scherzi? Volo da tanto tempo, e tu non hai mai fatto questa affermazione su di me. Credevo fosse una cosa naturale.”
“Per noi fate lo è, tesoro” risposi “ma per voi bambine che non avete ancora dato segno dei vostri poteri magici, è un segno importantissimo!”
Tomelilla aprì la porta e, vista la scena, si mise a urlare di gioia. Non l’avevo mai vista così felice.
“Margaret, nipotina mia, lo sapevo! Non potevi essere una Senzapoteri; mi hai fatto disperare… ma ora bando alle ciance, bisogna festeggiare!”
Andammo a svegliare Dalia, Cicero e le ragazze e festeggiammo tutta la notte. Balli, canti, di tutto e di più, a non finire.
Però c’era ancora qualcosa che non sapevamo. Forse avevamo tirato le somme troppo presto.
La mattina dopo, tutti quanti eravamo assolutamente esausti, ma Margaret insistette per andare a scuola.
La accompagnai alla Horace McCrisps, la scuola migliore che io avessi conosciuto.
Margaret andò subito vicino alla sua migliore amica, Anne, e salutò anche alcune compagne fidate come Clarisse, Magnolia e Viola.
“Periwinkle, si può sapere come fai ad essere sempre così antipaticamente sdolcinata?” rise Charlotte, figlia di Scarlet Pimpernel nonché unica nemica di Margaret.
Dovete sapere che Scarlet Pimpernel era una compagna di scuola di Vaniglia e Pervinca, ed anche loro antagonista. Alle gemelle non era mai andato giù il suo modo di fare, e Margaret tanti anni dopo stava continuando la tradizione.
Parola di fata, era impossibile sopportare Scarlet, e Charlotte aveva preso la stessa piega della madre.
“Smettila subito, Charlotte, altrimenti mi arrabbio.” replicò pacatamente Margaret.
“Oh, che paura!” fu la risposta.
Margaret, innervosita da questi comportamenti, farneticò qualche strana parola e… puff!
Tutta la scuola vide, al posto di Charlotte, una graziosa lepre saltellante. Era molto più bella della ragazza antipatica, ma questo non bastò per giustificarsi davanti alla preside.
“Domani voglio qui i tuoi genitori, e non si discute! Non ti sospendo solo perché sei la migliore studentessa dell’Istituto!”
Cicero e Dalia si arrabbiarono molto con la loro figlia, ma Tomelilla si preoccupò di qualcos’altro.
“Davvero hai reso una persona così brutta e antipatica in un animaletto così bello e dolce? Se sei una strega del buio, avresti potuto solo trasformarla in una cosa più brutta, non più bella! Sono confusa… Solo le streghe della Luce possono fare magie simili. Tu sei speciale, Margaret, e io scoprirò la tua vera natura, parola mia!”
 
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miangia95
view post Posted on 2/2/2009, 14:56




Capitolo Cinque
Emozione



No, non me ne sono dimenticata!
Antony McKenzie era sempre stato presente nella breve vita di Margaret, era stato tanto premuroso con lei e non la lasciava un attimo; ora che ci penso bene, però, Margaret e Antony erano sempre stati amici, mai fidanzati!
Quella mattina di gennaio stava andando tutto come sempre: io e la mia protetta eravamo in cammino verso la scuola e ci godevamo Quercia, il grande albero attorno al quale sorgeva il villaggio, che si sbellicava dalle risate per il solletico che le procurava la neve. Negli occhi di Margaret vedevo una luce diversa dagli altri giorni, qualcosa che mi faceva intendere la sua felicità e che, alla fine, rese felice anche me.

Le interrogazioni andarono benissimo: questo scricciolo di bambina prese nove in geografia e otto e mezzo in musica.
Alla ricreazione, tutti i bambini uscirono fuori dall’edificio per godersi la neve e Margaret non fu da meno. La vidi parlare con le sue amiche e, stranamente, congedarle con fare misterioso.
Si avvicinò ad Antony con una scatolina in mano, gli andò vicino e lo salutò.
“Ciao carina!” le rispose il ragazzino.
“Senti, è da tanto che volevo dirtelo, ma non ne ho mai avuto occasione” disse Margaret.
“Dimmi tutto, bellezza!” replicò lesto lui.
“Non è che… ecco… ti vorresti mettere con me?”
Aprì la scatolina e ne uscirono fuori due piccoli cerchietti di legno, che Margaret aveva chiesto di fabbricare al liutaio McMike dalle rimanenze dei violini costruiti.
“Oh, oh… mi cogli alla sprovvista… Stavo aspettando questo momento da quando i tuoi occhi hanno incontrato i miei” disse passionalmente Antony.
Il ragazzo prese in mano uno dei due cerchietti e lo infilò al dito di Margaret. Le stava a pennello! La mia protetta fece lo stesso e, tra gli applausi di tutti gli alunni che si erano accalcati attorno alla coppia, i due si diedero un bacio.

Quell’evento per me fu stramiliosuperarciextrameraviglioso! Non perché io non abbia mai visto baci; il motivo era un altro: quello non era un semplice bacio, ma nascondeva i sentimenti più nobili che un essere umano e non umano possa provare, come stima, affetto, fiducia e, perché no, anche amore.
 
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miangia95
view post Posted on 6/2/2009, 19:46




Capitolo Sei
Lezioni di Magia!!!

Un giorno, Margaret trovò un vestito nero, un cuscinetto nero e delle scarpe dello stesso colore nel suo armadio. La bambina odiava quando la madre le comprava gli indumenti senza la sua presenza, quindi scese infuriata le scale e parlò alla genitrice.
“Quante volte devo dirti di non comprarmi gli abiti di tua iniziativa?!?”
“Nessuna” rispose Dalia “quei vestiti non te li ho comprati io.”
“Ti piacciono? Sono per la tua lezione di magia!” esclamò Tomelilla.
Margaret rimase impietrita al suo posto, arcimegastupita della notizia.
Dopo qualche minuto, corse ad abbracciare la zia in una stretta calda e piena di entusiasmo. “Che bellissimissimo!” esclamò soddisfatta “ma a che serve questo cuscinetto?”
“Certo che hai preso proprio dalle tue sorelle! Mettilo in testa, è un cappello da strega apprendista.”
Margaret cominciò le lezioni con la zia Tomelilla, incentrate strettamente sulla magia. Anche Anne, la sua migliore amica, partecipò con entusiasmo, mentre Vaniglia e Pervinca assistevano la zia e davano consigli pratici.
Margaret, per entrare nello studio della strega, fece un bel po’ di storie. Non perché non ne fosse incuriosita, ma perché le faceva paura il tragitto dalla casa vera e propria allo studio adibito a classe.
Anche per le gemelle la prima lezione andò così: la fifa era superiore alla curiosità. Ma quando furono arrivate alla meta, nulla avrebbe potuto farle tornare indietro.
Margaret, come le fu consigliato, fece venti passi. Li contava ad alta voce,con timbro vibrante per la paura. “U…u…uno, du…due, treeeeee”
Quando arrivò al ventesimo passo, non capiva proprio come aveva fatto a vivere fino a quel momento senza aver visto quel magnifico posto.
Le pareti di roccia presero improvvisamente luce: migliaia e migliaia di minuscoli lumini nascosti fra le pietre si accesero al passaggio, illuminando la strada verso la stanza.
Margaret spalancò la bocca ed emise un “Ooooh!” di meraviglia.
“Continua, devi entrare nello studio” la spronò Tomelilla.
Una piccola porticina di legno beige divideva la stupenda scala dall’altrettanto straordinario “laboratorio” di magia.
Nella stanza c’era odore di vecchi volumi, ingredienti per intrugli vari, aria consumata.
La stanza, illuminata da qualche candela, traboccava di antichi tomi e calderoni; nel mezzo si vedeva qualche banco, fornito di sedia, color mare.
Margaret si sedette estasiata e posò i quaderni e le penne sul banco. Tomelilla guizzò alla lavagna e si mise a scrivere, nella sua calligrafia chiara ma arzigogolata:
BENVENUTE!!!
Anne e Margaret si misero a ridere, un po’confuse per la strana cordialità della strega, ora loro insegnante.
“Vaniglia e Pervinca mi hanno suggerito di farvi incominciare in questo modo soft, anche se io non ne capisco proprio il motivo…”
Le ragazze capirono il perché della gentilezza.
“Bene, bando alle ciance: cominciamo subito da un argomento semplicissimo: dovete far cambiare colore a questo rospetto, qualsiasi tonalità; sciocchezze…”
Anne riuscì, dopo qualche tentativo, a rendere l’animale giallo; Margaret, però, ci mise un bel po’ di tempo per compiere l’impresa, perciò la lezione terminò su questo argomento.
“Mi raccomando, per domani lo voglio perfetto!”
“Certo, maestra!” risero le nuove apprendiste.
 
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miangia95
view post Posted on 15/2/2009, 11:59




Capitolo Sette

Il dubbio è (quasi) certezza



Durate l’Ora del Racconto, Tomelilla mi illustrò tutti i suoi dubbi sul vero Potere di Margaret.
“Sai, Felì, non capisco più nulla. Quella bambina mi ha stupita per la magia che ha compiuto a scuola, con Charlotte Pimpernel. Lei non può fare quella magia, a meno che… ma no, è impossibile, Margaret non può…”
“Possedere l’Infinito Potere? Strega Tomelilla, io ne dubito, ma sapete, tutto può essere!” continuai io.
“Dev’esserci un modo per capire, no?” fece una lunga pausa. “Trovato! Domani, alla lezione di magia, farò compiere un incantesimo che mi potrà dimostrare la vera natura di Margaret.”
“Buona idea!” dissi.
E così fece.
Margaret aspettava con euforia la sua seconda lezione di magia, sia per lo spettacolo all’ingresso dello studio, sia per far vedere alla zia i suoi progressi.
Il rospetto del giorno precedente si ripresentò davanti agli occhi di Margaret, concentrata come mai l’avevo vista nella sua breve vita. Recitò qualche parola magica, e… puff! il rospo da verde era divenuto giallo.
“Molto bene!” la applaudirono Tomelilla, Vaniglia e Pervinca.
Margaret, modesta com’era, fece una profonda e buffa riverenza dicendo “Bazzecole, niente foto, grazie…”
Finito questo argomento semplicissimo, Tomelilla passò ad uno più arduo: trasformare un brutto e storto alberello disegnato in qualcos’altro.
Anne trasfigurò la pianta in una stella, segno che lei era una Strega della Luce. Margaret si complimentò con lei, perché la trasformazione che aveva fatto era degna di una Strega molto più esperta.
Ora toccava a Margaret, qui cascava l’asino. La mia protetta trasformò l’albero malmesso in un fantastico paesaggio di mare, con tanto di pesciolini guizzanti, conchiglie e spiaggia dorata da sole estivo.
“Bene” commentò Tomelilla “ma vorrei chiederti un altro incantesimo. Potresti trasfigurare l’albero in qualcosa di più brutto, o spaventoso, orribile?”
Le gemelle obiettarono: “Ma zia, non può farlo, abbiamo appena visto che ha trasformato un oggetto sgraziato in una bellissima spiaggia, è una Strega della Luce! Non può far diventare una cosa brutta in qualcosa di peggiore!”
“È una prova, ragazze, state attente” disse sottovoce la maestra.
Margaret, con molta disinvoltura, fece mutare l’arbusto in un mostro orribile, con denti gialli e aguzzi e una spada arrugginita in mano.
Tomelilla rimase sbigottita, Vaniglia e Pervinca altrettanto. Io da quel momento non ricordo più nulla, forse svenni.
L’ultima cosa che sentii furono queste parole pronunciate da Tomelilla: “Il dubbio è certezza…”
 
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miangia95
view post Posted on 22/2/2009, 19:25




Capitolo Otto
La verità



La scoperta fu un colpo per tutta la famiglia, e in seguito lo sarebbe stato per l’intero villaggio. Margaret Periwinkle, una bambina così normale e spensierata, possedeva l’Infinito Potere.
La persona che era uscita più sconcertata da tutta questa storia era, tuttavia, la mia protetta, che non capiva se i suoi Poteri fossero malvagi oppure benigni, se lei fosse nel Bene o nel Male. Parlai spesso con Margaret in quel periodo, la vidi piangere per gli sguardi sospetti e di diffidenza che le venivano lanciati, le stetti vicino, ma la mia presenza non riusciva a consolarla.
L’unico che tirava su per qualche minuto la ragazzina era Antony, il suo fidanzato che, tra barzellette e complimenti, le faceva scordare i brutti momenti passati in città.
Erano passati un po’ di giorni dall’incredibile scoperta: Margaret non usciva più, non capiva il perché di tutta quella sfiducia nei suoi confronti.
Se è per questo, nemmeno io comprendevo. Shirley Poppy, che possedeva anche lei l’Infinito Potere, non era poi vista così di malocchio dalla gente, e neppure sua madre Aberdeen. L’Infinito Potere era, certo, qualcosa di unico e eccezionale, ma non di malvagio: racchiudeva insieme i Poteri della Luce e del Buio.
Anche se percepiva di avere qualcosa di speciale, Margaret non aveva ancora compreso cosa: del resto, nessuno gliel’aveva spiegato.
Così, un giorno Tomelilla fece riunire tutta la famiglia Periwinkle mentre Margaret e io eravamo a scuola, parlando così: “Avrete certamente capito che questa ragazzina è speciale, ma ora viene la parte più difficile: spiegarglielo.”
Dalia, Cicero, Babù e Vì avevano i volti concentrati.
“Ebbene, chi si offre?” continuò Tomelilla.
All’inizio, nessuno alzò la mano. A rompere il ghiaccio fu Dalia.
“Cicero, è pur sempre nostra figlia, per l’amor del cielo! Io propongo di dirglielo tutti assieme, così nessuno dovrà caricarsi l’intero peso sulle proprie spalle e, un po’ ciascuno, chiariremo la storia.”
La famiglia, dopo qualche attimo di titubanza, accettò l’idea di Dalia.
Io e Margaret eravamo appena tornate dalla scuola, quando tutti quanti spinsero la ragazzina nel salotto e presero a parlare.
Ad esordire fu Pervinca: “Ciao tesoro, com’è andata a scuola?”
“Bene, solo che all’interrogazione di storia ho preso solo sei; con tutto ciò che è successo, oggi avevo la testa tra le nuvole…”
“Ecco, è proprio di questo che ti vogliamo parlare…” continuò Cicero.
“Amore mio,” disse Dalia “so che sei confusa e che non comprendi quello che ti sta accadendo, ma siamo qui per chiarirti le idee.”
Tomelilla chiese: “Margaret, ricordi quando ti ho chiesto di fare quell’incantesimo, qualche giorno fa?”
“Certo, quando ho trasformato quell’albero prima in una spiaggia e poi in un mostro!” rispose la ragazzina.
“Esatto” replicò sua zia. “Ebbene, devi sapere che ciò che hai fatto non è «normale», perché le Streghe che hanno il Potere della Luce possono solo trasformare le cose brutte in belle e le cose belle in bellissime. Al contrario, le Creature del Buio possono far mutare un oggetto da bello in brutto e da brutto a bruttissimo.
Tu, nipotina mia, sei in grado di fare entrambe le cose, perciò hai l’Infinito Potere.”
“E cos’è?” domandò leggermente intimorita Margaret.
“Esso è l’insieme dei due Poteri, uniti e separati per sempre, che converge in una sola persona.”
La mia protetta non seppe che dire. Rimase senza parole, a rimuginare sulla stupefacente rivelazione che aveva sotto i suoi occhi da sempre, ma che non aveva mai notato da dieci anni a quella parte.
E Shirley Poppy, vi chiederete?
Solo allora capimmo il motivo dell’allontanamento di Shirley da noi.
Come ho già detto, due Infiniti Poteri non possono vivere vicini, così la ragazza dai capelli rossi che viveva nella fattoria aveva dovuto allontanarsi per non morire.
Che storia, eh? Eppure, non era ancora giunta al termine…

 
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Ilenia01.c
view post Posted on 30/11/2010, 19:13




Ma è vero o è inventato da te??
 
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chiara<3
view post Posted on 4/6/2011, 12:18




è bellissimo
 
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8 replies since 12/12/2008, 18:23   1510 views
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