l'Asia e l'America_Vicine ma lontane_

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**Momi--Swan**
view post Posted on 22/12/2008, 14:33




allora...come dice la sezione questa qui di seguito è una fanfic a quattro mani, scritta da me (naturalmente :D ) e da miangia95, a scuola, visto che non avevamo nulla da fare.

Titolo:l'Asia e l'America_Vicine ma lontane_
Rating: giallo
Introduzione: parla di due ragazze quattordic'enni al loro primo anno di liceo, dove faranno un'importante scoperta che cambierà per sempre la loro vita, definita fino a quel punto, quasi normale.


speriamo vi piaccia!!!!!

Commenti: qui

Edited by _LadyMary_ - 31/12/2008, 18:40
 
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miangia95
view post Posted on 22/12/2008, 14:48




L’Asia e l’America
Vicine ma lontane

Prologo



Inizio estate. Scuole medie finite. Davanti a sé un gran dilemma: la scelta della scuola superiore.
Sogni. Ecco su cosa si basava la scelta. Ma i sogni, si sa, non sempre sono realizzabili.
Per America, i sogni da realizzare erano due: diventare, un giorno, una giornalista, e rivedere la madre, che l’aveva lasciata quando aveva tre anni.
Anche per Asia i sogni erano due. Da grande voleva essere un bravo medico, per aiutare tutti coloro che erano soli e malati… Poi, avrebbe tanto voluto rivedere il padre. L’ultima volta era stato circa dieci anni prima, poi niente. Nessun regalo, nessuna telefonata, come se fosse morto.
Ma la situazione era destinata a cambiare…


Edited by **Momi--Swan** - 13/1/2009, 22:06
 
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**Momi--Swan**
view post Posted on 22/12/2008, 15:22




1.Capitolo
“La scuola”
(America POV)



Driiiiiiiiiiin. Mi sveglio di soprassalto e guardo la sveglia. Cacchio sono le 7:30! Ma perché diamine mio padre non mi ha svegliata? Rischio di arrivare tardi a scuola, il primo giorno, cavoli!
Eh si, perché finalmente, dopo tre mesi di assurda confusione ho scelto il liceo classico, tradizionale, sia chiaro!
Mi alzo dal letto e mi fiondo in bagno, per farmi la doccia. Mio padre passerà guai seri, quando scendo giù in cucina.
Toc toc. Ecco parli del diavolo e ti spunta la coda!
“Entra papà”. Mi affaccio dal bagno, e me lo ritrovo davanti, con il vassoio della colazione, in mano. Sarà rimbambito, ma papà è sempre stato gentile con me!
“Hey piccola! Il gran giorno è arrivato! Ti lascio la colazione e vado a vestirmi. Fai presto che è tardi”.
“Chissà perché … “ borbotto incavolata mentre esce. Si, è proprio rimbambito.
Mi asciugo in fretta e apro l’armadio. La sera prima avevo provato a scegliere cosa indossare, ma non avevo trovato nulla di decente. In pochi minuti, i tre quarti dell’armadio sono sul mio letto. Alla fine, però, mi trovo costretta a scegliere un paio di jeans scuri e una camicetta a mezze maniche bianca. Ai piedi metto un paio di ballerine azzurre e ritorno in bagno.
Armata di pettine, inizio la mia battaglia persa in partenza, contro i miei capelli.
Scendo in cucina.
“Ciao pa’! Ci si vede dopo!”
Corro fuori e vado alla fermata del bus. Il liceo è nella periferia ovest di Roma, quindi mi serve per forza il bus per arrivarci.
Naturalmente sono sola. Nessuna delle mie compagne delle medie ha scelto la mia scuola. Io naturalmente mi devo distinguere sempre in tutto.
Arrivo a scuola. Hanno già smistato le classi. Sono in ritardo come al solito. Fortuna che so di essere nel corso A, prima classe naturalmente. Corro a perdifiato nei corridoi deserti. Sfreccio accanto ad un professore che mi lancia un’occhiataccia. Iniziamo bene! Spero di non ritrovarmelo come insegnante.
Arrivo davanti alla porta della mia classe. Una professoressa, di italiano molto probabilmente, mi guarda, incazzata nera.
“D- dove posso sedermi?” balbetto. Un’altra ragazza è arrivata dietro di me. La prof mi indica due posti vuoti e mi ci fiondo.
Ecco, ora arriva il cazziatone! Stranamente la prof non dice nulla, e la ragazza arrivata dopo di me, mi si siede accanto. La guardo di sbieco. Ma come cacchio si veste?! Mi toccava stare seduta vicino ad una bacchettona! Poco ma sicuro, io con questa non ci parlo.
Iniziano le presentazioni. Di me dico solo nome, cognome ed età. Lo stesso fa la bacchettona. Si chiama Asia Centoni. Il cognome è come il mio. Che pizza!
Le due ore con la strega passano in fretta. Dopo di lei arriva un prof uomo.
Cacchio, è quello contro cui sono andata a sbattere in corridoio!
Beh … a dirla tutta sto prof è proprio figo. Biondo, occhi grigio-azzurri e un fisico da urlo. E ha uno sguardo malizioso … mmmmmmmm!! Insegna matematica.
Quando arriva al mio nome si ferma e mi guarda. Guarda anche la bacchettona che mi sta affianco. Risorride … se fossi più grande questo me lo farei, sicuro come la morte!
Anche queste tre ore passano in fretta. Quando torno a casa, mangio un panino veloce, poi faccio i compiti e vado a letto. Mentre dormo sogno il prof che se la fa con la bacchettona! Io quella stronza la uccido!!!

 
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miangia95
view post Posted on 22/12/2008, 15:25





2° capitolo
“Il liceo”
Asia pov




“Liceo classico. Liceo classico. Liceo classico. Liceo cla…”
L’avevo ripetuto per tutta questa benedetta (o maledetta) notte.
Poi mi chiama mamma: “Asiaaaa! Svegliati, è il grande giornoooo!!!”
“Mamma, ma che cacchio vuoi? Lasciami dormire, il liceo starà meglio senza di me…”
“Non dire baggianate e scendi giù, ti ho preparato il pane con la nutella!”
“Il liceo classico mi aspetta!”
Ed eccomi giù; mentre scendo le scale, inciampo e (patapunfete!) a terra. Mamma mi soccorre, ma io non faccio tante storie, mi rialzo subito.
Mangio in fretta e furia la colazione, corro a lavarmi e vestirmi e sono pronta.
“Ciao, mà” dico.
“In bocca al lupo!” esclama lei.
“Crepasse morto!” rispondo io correndo, col solito umorismo.
Vado veloce come il vento, con l’aria gelida che mi sferza il volto. Penso a tante cose, e la mia mente si sofferma su una frase: cogito, ergo sum (penso, dunque esisto). Wow, che brava che sono in latino!
Arriva il bus. Saluto alcune amiche e ci parlo per tutto il tragitto. Poi arrivo.
Sono elettrizzata ma anche… in ritardo! Corro ed entro in classe, la 1 A.
La prof (sicuramente di lettere) mi sta guardando malissimo. La ragazza arrivata prima di me ha chiesto dove sedersi e la prof le ha indicato due posti vuoti. Ora tocca a me il cazziatone!
Misteriosamente, lei mi indica soltanto i posti senza dirmi niente. Naturalmente, mi tocca stare seduta vicino alla ragazza che è arrivata prima di me. Sembra proprio una sfigata, una secchiona megagalattica, non ci parlo con lei!
Ecco le presentazioni: io dico che sono Asia Centoni, ho quattordici anni e vivo a Roma Sud. C’è un’altra Centoni in classe, si chiama Europa o America, boh, non mi ricordo. Comunque è una coincidenza solamente, non ci conosciamo.
La prof di Italiano sta due ore, dopodiché se ne va.
Arriva un maschio, di matematica. Cavolacci, è bono! Avrà trent’anni, è biondo con gli occhi azzurri, ma anche un po’ grigi. Gli sorrido, e anche lui lo fa con me. Troppo simpa!
Comincia a fare l’appello: la sua voce è suadente. Be’, quando divento più grande me lo faccio!
Quando arriva al mio cognome, sento chiamare prima la sfigata che sta vicina a me. Le sorride.
Ehi bruttina, questo è mio!
Anche a me sorride, e io assumo un’aria felice. Le tre ore passano in un secondo, è buonissimo ‘sto prof!
Bene, è suonata la campanella… tutti a casa!



 
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**Momi--Swan**
view post Posted on 13/1/2009, 17:43




3° capitolo
Oh cavolo!
America POV




Driiin.Ed ecco che il mio corpo abbandona le braccia di Morfeo, svegliato dalla stramaledettissima sveglia delle Bratz che papà mi ha regalato al decimo compleanno. Non la sopporto, uno di questi giorni la brucio! Rimango nel letto a rimuginare un po’, poi guardo il cellulare. Porca lenticchia, stamattina mi sono svegliata presto, sono ancora le 6:30!
Visto che la doccia me la sono fatta ieri sera, mi metto la tuta e scendo a fare colazione. Il vecchietto (mio padre) è gia sveglio, e mi prepara due toast.
“Ehi piccola! Com’è andato ieri il primo giorno di scuola?”
“Mmm” grugnisco “al solito!”
“Non ti piace?” sembra preoccupato.
“No, no la scuola è a posto!” Inizio a sgranocchiare i toast. Santa piripina quanto fanno schifo!! Il vecchietto è proprio negato a cucinare.
“Come sono i tuoi compagni di classe?”
“Siamo 15 femmine e 5 maschi. Per tua informazione i maschi sono orribili. L’unico carino è il prof di Matematica.” L’ho fatto rimanere a bocca aperta!
Un consiglio: mai parlare di ragazzi e uomini boni con i propri papà, se sapete che soffrono di cuore. Non so da dove me ne sono uscita con questa cosa visto che non è il mio caso! Troppa nutella mi ha dato alla testa!
“Hai fatto amicizia con qualcuna?” Di nuovo il terzo grado, e il brutto è che non è né Carabiniere né poliziotto!
“Non tanto, la mia compagna di banco non ha la lingua. Figurati, si chiama Asia Centoni!” Ok, non era vero che la bacchettona non aveva la lingua, ma volevo scappare. Lasciai mio padre con la bocca aperta, di nuovo sorpreso!! Si sorprende facilmente!
Arrivo alla fermata del pullman giusto in tempo. L’unico posto vuoto è accanto ad un bonazzo, ma bonazzo forte che scende alla fermata dello scientifico. Domani mi risiedo accanto a lui, quasi sicuro come la morte!
Arrivo in classe. Oggi, per un miracolo della natura, sono la prima. Bisogna scriverlo nel libro di storia. Ok, ok, non esageriamo!
Piano piano la classe inizio a riempirsi. Quando arriva la bacchettona, chiudo gli occhi e cerco di calmarmi. Dopo il sogno che ho fatto (e anche prima) voglio strangolarla.
Oggi palestra! Che fortuna, è solo il secondo giorno!
Nello spogliatoio, mi cambio le scarpe, vicino ad Asia, e Marta, una nostra compagna di classe, dice: “”Asia, sai che tu e America vi assomigliate tantissimo?”
Cavoli, è una persecuzione! Queste si vogliono far uccidere tutte da me! Mi sento offesa!
Anche Asia sembra della mia stessa idea: “Marta, sai, non l’avevo notato. Sinceramente, boh, non ho la tua stessa impressione. Forse mi sbaglio…”
Mitica fratella, così si fa! Mannaggia alla miseria, mi sono proprio rincretinita!
Marta non si arrende: “No, Asia, davvero è impressionante. Guardatevi allo specchio…”
Guardo Asia, e come richiesto ci mettiamo davanti allo specchio.
Non…non ci posso credere. Siamo identiche, Marta non sbaglia. Ma è impossibile, è solo una coincidenza se abbiamo lo stesso naso, gli stessi occhi castani, gli stessi capelli castani.
Mi tocco il viso, poi ancora scombussolata entro in palestra, e iniziamo la lezione. È solo una coincidenza, penso, solo una coincidenza.
Queste cinque ore mi hanno cambiato la vita.

 
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miangia95
view post Posted on 13/1/2009, 17:47




4° capitolo
Oh cavolo!
Asia POV




Anche la mattina del secondo giorno di liceo, mamma mi chiama dal piano di sotto. Guardo l’orologio: ancora le 6:30! Stavolta, quanto è vero che mi chiamo Asia, a mia madre gliene dico quattro!
Scendo giù, facendo gli scalini a tre a tre, arrabbiata nera: ieri sera avevo precisato a mamma che, essendo andata a dormire alle 23:00, doveva insistere un po’ di più per farmi alzare. Ma non in questo modo!
“Mà, sono solo le 6 e mezza! Non puoi farmi questo, a scuola piomberò stremata sul banco e mi prenderò una nota. Il secondo giorno!”
“Scusa tesoro” dice mamma, visibilmente imbarazzata. “Credevo fossero le sette e mezza. Quell’orologio va proprio cambiato… Comunque, visto che ci sei, perché non mi racconti cosa avete fatto ieri?”
“Niente, mà” rispondo “presentazioni. È venuta la prof di lettere e il prof di matematica: la prima era una strega e il secondo simpaticissimo! Poi ho 19 compagni, 14 ragazze e 5 ragazzi, tutti piuttosto simpatici. Anzi, una mi sta proprio antipatica, a pensarci bene…”
“Ma se tu sei sempre quella che trova il lato buono in tutti!” esclama mamma.
“Sì, questo è vero, ma questa mi sta proprio sulle scatole. Pensa che è la mia vicina di banco, e me la devo tenere finché non ci scambiano.”
“Ma dimmi un po’, chi è questa <<rompi>>?”
“Centoni, America mi pare, occhi castani, capelli castani, si veste da secchiona e copia tutto ciò che faccio.”
Mamma si gira dall’altra parte, a bocca spalancata: si mette pollice e indice sulla radice del naso e, lo noto, respira profondamente.
“Bene, mangia la tua colazione e vai” mi dice freddamente.
“Ti ho detto qualcosa che non va?” chiedo io.
“No, no, è che sono stanchissima e piena di dolori…”
Mangio pane, burro e marmellata, bevo un succo di frutta e, dopo aver dato un bacio a mater, corro al pullman.
Eccomi arrivata a scuola: mi siedo al mio banco, vicino alla ragazza che mi rompe, ma provo a non pensarci; la cosa davvero importante è che facciamo educazione fisica! Entra la professoressa: a pensarci bene sembra un po’ rigida, ma so come prendere i tipi come lei.
Scendiamo giù in palestra in fila, e nello spogliatoio qualcuna si cambia i vestiti, qualcun’altra solo le scarpe. Mentre ci prepariamo, un po’ tutte ci guardiamo. Io e America ci stiamo allacciando le scarpe vicine.
Marta, una mia compagna di classe, fa quest’affermazione: “Asia, sai che tu e America vi assomigliate tantissimo?”
Io e lei ci alziamo contemporaneamente. Mi sento ferita nel mio orgoglio, IO ASIA CENTONI NON SONO UGUALE AD AMERICA CENTONI.
Rispondo a Marta molto pacatamente, nonostante le mie emozioni: “Marta, sai, non l’avevo notato. Sinceramente, boh, non ho la tua stessa impressione, forse mi sbaglio…”
“No, Asia” risponde lei “davvero, è impressionante. Guardatevi allo specchio…”
Io e America lo facciamo: ci mettiamo davanti allo specchio e osserviamo.
Non posso che dare ragione a Marta: gli occhi, i capelli, i lineamenti, persino la macchia color caffè sulla fronte sono identiche. Ma comunque, questo cosa può significare? Nulla, mi rispondo.
Faccio palestra, passo le altre quattro ore di lezione pensando a tutte queste coincidenze, e torno a casa. Quelle cinque ore mi hanno cambiato la vita.
 
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**Momi--Swan**
view post Posted on 21/1/2009, 17:19




5° Capitolo
“La verità mi fa male lo so”
(America POV)


Ok, io sono sfortunata! Ieri mi sono svegliata con due ore di anticipo, oggi con dieci minuti di ritardo! Non è possibile!
Mi vesto e mi lavo in tutta fretta, e saluto papà di corsa. Non riesco a guardarlo in faccia e non so neanche il motivo. Ieri quando sono tornata da scuola non ho avuto il coraggio di dirgli che io ed Asia siamo identiche. Sinceramente quando sono tornata a casa, ho cercato di negarlo persino a me stessa, ma l’immagine dello specchio, che rifletteva due persone identiche me lo ha impedito.
Comunque rimango convinta che sia solo una coincidenza, cioè, si dicono un sacco di cavolate sul fatto che ognuno di noi ha sette sosia al mondo. Si vede che Asia è uno dei miei.
Arrivo a scuola. Oggi Leopardi, anche se non è il programma di quest’anno , quella troll della prof, dice che voleva accennarlo. Ok, lo ammetto, a scuola sono piuttosto brava nelle materie letterarie, ma Leopardi è Leopardi, e non è certo il massimo.
Asia, al mio fianco, è piuttosto nervosa. Chissà a cosa pensa.
Al suono della campanella, mi chiede: “Senti, non è che ti andrebbe di venire a studiare a casa mia, questo pomeriggio? Sai anche per conoscerci meglio.”
Faccio una smorfia. Ecco perché era tesa come una corda di violino!
“Faccio un colpo di telefono a mio padre e chiedo, ma non ti assicuro niente!”
“Ok, come vuoi.” Mi risponde lei.
Vado in bagno a chiamare papà. Sta lavorando quindi gli faccio veloce la domanda: “Papà, posso andare a casa di un amica?”
“Certo puffetta!”
Puffetta?! Mi ha chiamata puffetta?! Puffetta?! Ok, si è rimbambito, non mi chiama così da quando ho due anni!
Torno in classe e lo dico ad Asia: “Ascolta, mio padre mi ha dato il permesso, vengo insieme a te sul tuo pullman. Ti va bene?”
“Benissimo!” risponde.
All’una, andiamo insieme alla fermata. Lei non parla, io non parlo, siamo nervose entrambe, a casa sua si mette ai fornelli. La mamma non c’è.
Nell’aria si inizia a sentire un profumino di sugo. Davanti mi mette un piatto di spaghetti al sugo. I miei preferiti!!! Assaggio. Sono buonissimi, ma bruciano.
Iniziamo a parlare: di moda, di scuola. Sotto la faccia da bacchettona, è forte”
Finito di mangiare ci mettiamo a fare i compiti. Asia è un asso nelle materie scientifiche, fortuna che mi ha invitata perché sono un disastro in geometri, anche se ultimamente mi piace di più. Sarà perché il professore è talmente bello che m’incanta!
Alle sei finiamo e io vado a chiamare papà.
“Ehi papà, mi vieni a prendere?
“Si tesoro, vengo verso le sette”
“Ok, ciao papà!”
Torno da Asia, e mi sembra di scorgere la madre. Sembra una bella donna, con i capelli castani, lunghi. È alta, longilinea, dal viso a forma di cuore. La vedo salire le scale e scomparire alla mia vista.
Mentre aspettiamo mio padre, saliamo un po’ in camera di Asia. È grande, molto luminosa. Purtroppo però il tempo passa in fretta, e mio padre arriva. Scendiamo giù e mi preparo.
“Posso entrare?” dice papà. Ad aprire è stata la mamma di Asia.
“Certo signore Centoni!”
Poi, entrambi si avvicinano, ci prendono per le spalle e ci fanno sedere. Deve essere successo qualcosa di grave.
“È arrivato quel momento che avrei tanto voluto non arrivasse mai.” Dicono “Ma ora vi diremo tutta, ma proprio tutta la verità!”
Inizia papà. “be … ecco … quando avevate tre mesi, io e vostr madre abbiamo incominciato a litigare, e abbiamo deciso di separarci, per il vostro bene”
Le lacrime cominciano a scendere. “Per il nostro bene, eh?”
“Si, per il vostro bene, tesoro” continua mamma, “e tre anni dopo abbiamo divorziato. Non ci siamo più rivisti, abbiamo deciso di dimenticare. Di farvi dimenticare, ma abbiamo sbagliato …”
“Ma mamma, io ho una sorella gemella, e tu non me l’hai mai detto! Come posso perdonarti?” Asia, come me è scoppiata a piangere.
Ci abbracciamo,ed ora nessuno ci separerà più.
 
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miangia95
view post Posted on 26/1/2009, 14:36




6° capitolo
La verità mi fa male lo so
Asia POV



Drin-drin-drin. Stamattina mi sono decisa: ho programmato la sveglia. Cavolacci, è dura! E che male alla testa!
La giornata non è incominciata al massimo, ma questa sarà una giornata speciale per me: ho deciso che, visto che siamo compagne di banco e uguali nell’aspetto, proverò a fare amicizia con lei. Sì, proprio lei: America Centoni, la ragazza che dal primo giorno ho giudicato come una secchiona, oggi pomeriggio verrà, se accetta, a casa mia.
Oggi non provate a parlarmi o toccarmi, sono in ansia. Mettiamola così: sono una bomba, che se viene appena sfiorata scoppia!
Questa proposta, chissà perché, mi riempie di tensione, quindi forse è meglio non pensarci.
Arrivo in classe: la prof è già arrivata, quindi mi muoverò al cambio dell’ora.
Che pizza, c’è Leopardi. Anche se dovremmo studiare questo emerito cretino in quinto superiore, oggi la prof vuole fare un accenno su colui che lei definisce “l’uomo più simpatico di tutti i tempi”. Sarà, ma io preferisco altri tipi di simpatia, rispetto a sentire questo che “annega nel mare dell’infinito”!
La campanella suona. Colgo la palla al balzo e le chiedo subito: “Senti, non è che ti andrebbe di venire a studiare a casa mia, questo pomeriggio? Sai, anche per conoscerci meglio…”
Vedo che America fa una smorfia di leggero disappunto, poi mi risponde: “Faccio un colpo di telefono a mio padre e chiedo, ma non ti assicuro niente.”
“Ok, come vuoi” replico io.
America va in bagno, per chiamare il padre suppongo, e quando torna mi parla così: “Ascolta, mio padre mi ha dato il permesso, vengo insieme a te sul tuo pullman. Ti va bene?”
“Benissimo” è la mia ultima parola.
Sento un peso in meno sullo stomaco, finalmente; la tensione è passata e io sono tranquillissima.
All’una, dopo il suono della campanella, io e America ci dirigiamo verso la fermata del pullman. Non una parola: il nervosismo è palpabile.
Quando arriviamo a casa mia, comincio subito a preparare il pranzo: spaghetti col sugo. Spero che a lei piacciano, perché io ne vado pazza!
Io e America ci mettiamo a mangiare: sembra che apprezzi. Mentre gustiamo il mio capolavoro, discutiamo sulla scuola, sulla moda e su tante cose interessanti: sotto la maschera da secchiona, questa ragazza, devo ammetterlo, è proprio simpatica. Oltre all’aspetto, siamo molto simili anche nel carattere. Anzi no: non siamo simili, siamo assolutamente complementari, ci completiamo a vicenda. Non mi era mai capitato.
Poi ci mettiamo a fare i compiti: c’è geometria e letteratura. Io sono brava nella prima, mentre osservo che lei è un genio nella seconda. Per me, da sola, ci sarebbe voluto un secolo a finire tutto, ma col suo aiuto su Leopardi finiamo tutto in un’ora.
Sono oramai le sei:America chiama suo padre per farsi venire a prendere, intanto mia madre ritorna dal lavoro.
“Com’è andata a scuola?” mi domanda.
“Tutto bene, qui c’è la mia compagna” rispondo.
“Ah, sì, me ne avevi parlato… scusa, sono distrutta, vado a riposarmi…”
“Certo, mamma” dico io.
America mi dice: “Ah, quella è tua madre?”
“Sì, è lei. Cosa ha detto tuo padre?”
“Alle sette viene a prendermi. Abbiamo solo un’altra ora, purtroppo!”
“Hai ragione, andiamo in camera”.
Ci mettiamo a parlare del più e del meno. Scopro anche che lei non a mai conosciuto sua madre: che incredibile coincidenza, io non mi ricordo per niente mio padre!
Ora so che i suoi interessi sono scrivere, leggere e andare in giro a fare spese. Più o meno, gli hobby sono uguali.
Anche se non ci credo, sono già arrivate le sette. Sento suonare al piano di sotto: è sicuramente il padre di America.
Scendiamo giù, America incomincia a prepararsi e fa due battute sul pomeriggio passato insieme, mentre mia madre va ad aprire.
Sull’uscio vedo un uomo alto, sulla quarantina, bruno e piuttosto affascinante. Assomiglia molto alla figlia e sorride a trentadue denti.
Anche America sorride. A un certo punto, però, il padre della mia compagna diviene serio.
“Posso entrare?” chiede freddamente.
“Certo, signor Centoni” risponde mamma altrettanto indifferentemente.
Mi viene uno strano pensiero in mente: come può essere che la mia genitrice conosca il nome dell’uomo? Io non le ho detto chi era la mia compagna, almeno non ho comunicato chi era venuta a casa mia…
L’atmosfera è diventata tesa. Non capisco cosa succede…
All’improvviso, la mamma e il signor Centoni prendono me e America dalle spalle e ci accompagnano sul divano. Ci fanno sedere. Ma che cavolo c’è?!?
“È arrivato quel momento che avrei tanto voluto non arrivasse mai” annuncia mamma. “Ma ora vi diremo tutta, ma proprio tutta la verità”.
Io e la mia compagna siamo confuse. Farnetichiamo un “Sì, va bene” e ci mettiamo ad ascoltare quella storia che ci cambierà la vita.
“Be’, ecco” esordisce il signor Centoni “quando voi due avevate tre mesi, io e vostra madre abbiamo incominciato a litigare su molte cose, per i punti di vista opposti che avevamo. La vita insieme era diventata impossibile, e abbiamo deciso per il vostro bene di avviare le pratiche per la separazione”.
“Per il nostro bene, eh!” singhiozza America.
“Sì, per il vostro bene, tesoro” replica mamma “e, tre anni dopo, abbiamo divorziato. Non ci siamo più rivisti, abbiamo deciso di dimenticare, e farvi dimenticare, fino ad oggi. Abbiamo sbagliato, ci dovete perdonare…”
“Ma mamma, io ho una sorella gemella, e tu non me l’hai detto! Come posso perdonarti?!”
Io e America, colpite dalla notizia, ci abbracciamo piangendo, e decidiamo di non separarci mai, mai più.

 
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