Once Upon A Time..., One shot, indovinate su di chi?!

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Boh.
view post Posted on 15/3/2009, 22:23




Allora ora vi spiego da dove è nata questa "cosa".
Dunque, l'altro giorno non avevo niente da fare, dato che non funzionava internet, così ho aperto word e ho cominciato a scrivere questa cosa, vi giuro non ho idea di come possa essere classificata ma l'ho postata lo stesso perchè in questo forum ho intenzione di postare tutti i miei scritti, dal più pazzo al più pazzo poiché di normali non ce ne sono. xD
Sarò ripetitiva o quello che vi pare ma io amo i Guns N' Roses e mi ispirano un sacco di storie e quindi le scrivo dettata dalla loro ispirazione. Quindi abbiate pazienza se vi stufo con loro ma non posso farne a meno, sono sicura che uno di questi giorni, alla prossima fic dei Guns mi sputerete personalmente via MP. xD Pardon moi.

-Titolo: Once Upon A Time...
-Capitoli: 1
-Tipo: One Shot
-Rating: Giallo (solo per le parolacce. xD)
-Genere(*ove necessario): /
-Breve trama: Questa fanfiction è senza trama. Non ha senso adesso che ci penso. xD E' solo uno sprazzo di pazzia e noia. ^^

****** ******** ******
ONCE UPON A TIME...

C’era una volta, è così che iniziano tutte le favole che poi hanno il lieto fine.
Beh, questa storia purtroppo non ha il lieto fine e non è neppure una fottuta favoletta.
Le favole in realtà non esistono, è solo la folle immaginazione di qualcuno che si diverte ad immaginare vite perfette di qualcuno che vive nella sua fantasia, poiché lui stesso vorrebbe una vita del genere ma non ce l’ha, così la immagina e tutto fila liscio in modo perfetto e tutta questa perfezione da il volta stomaco ma per questa gente no, perché loro vorrebbero tutto questo. Perdonate tutto questo giro di parole sulla perfezione, il punto è che questa gente, immagina tutto ciò perché è troppo spaventato di affrontare la realtà, perché nella fottuta realtà, in questo fottuto mondo reale, niente è perfetto e niente fila liscio e niente finisce bene o quasi niente. Così, io mi chiedo: perché immaginarsi vite, personaggi e luoghi che possono vivere solo nei sogni e nella mente di questa gente, invece di vivere la VERA vita che è molto più eccitante?
Quella che visto per raccontare non è affatto una favola, come ho detto prima, ma è una vera e propria storia reale, dove i protagonisti hanno vissuto una vita piena di emozioni e divertimenti, certo all’apparenza può sembrare una grandissima cazzata, ma se ti immedesimi in loro, allora capiresti che tutto quello che hanno fatto era per divertimento, perché loro erano e sono ancora persone di cui se ne fregano del mondo intero e fanno quello che gli pare e piace senza preoccuparsi dei pensieri della gente, loro sono così punto e basta.
La storia parla di 5 ragazzi, incazzati con il mondo, ribelli, giovani e con la musica rock nei loro cuori, pronti per lasciare un solco in questo mondo ormai fottuto.

5 ragazzi provenienti da luoghi diversi, che hanno vissuto vite diverse, ma tutti e cinque hanno uno scopo nella vita: suonare il LORO rock, come vogliono loro e dove vogliono loro.
Quindi mettiamo insieme un ragazzo completamente fuori di testa, cresciuto picchiato dal padre e fottutamente incazzato con il mondo intero, sincero e schietto come nessuno, una voce graffiante, forte e che ti entra dentro ma allo stesso tempo dolce e profonda (quando vuole, sia chiaro), aggiungiamo un chitarrista che fa assoli da Dio e invece di suonare la chitarra, ci fa l’amore, menefreghista ma leale con i suoi amici e compagni di band, poi mettiamo un bassista mezzo punk e mezzo rock che farebbe di tutto per la sua band e io suoi compagni, un chitarrista ritmico tranquillo e solitario che suona con uno stile tutto suo che nessuno riuscirà mai a rimpiazzare o a coverizzare, e poi concludiamo il tutto mischiando a tutto questo, un pazzo batterista che quando suona assomiglia a un pop-corn per i suoi salti sullo sgabello, perché lui è pieno di vita e grintoso e anche lui ha uno stile tutto suo che mette allegria a tutti quelli che gli stanno attorno.
Il risultato?! Una grande rock band che ha fatto sognare milioni e milioni di fans, che ha portato guai e distruzione ovunque è passata, una band sempre sull’orlo dell’autodistruzione ed era proprio questo che rendeva le cose più eccitanti, ma che alla fine, come predetto, ha lasciato un solco nel mondo della musica rock, perché saranno per sempre ricordati per la loro musica, per le loro canzoni, per il loro stile ineguagliabile e per le loro grandissime cazzate, e non rimpiangeranno niente di tutto questo perché si sono divertiti ed è questo ciò che conta in realtà.
Ecco come la scintilla del rock si è abbattuta su cinque disgraziati (*) fottutamente folli e pieni di vita.
Questa è la storia dei grandi: GUNS N’ ROSES…suck on that.


(*): Questa frase "Ecco come la scintilla del rock si è abbattuta su cinque disgraziati", mi sento in dovere di informarvi che non l'ho inventata io ma l'ho presa dal libro dei Guns. Uguale per la frase: Una band sempre sull'orlo dell'autodistruzione ma è questo che rendeva le cose piu eccitanti. E' una citazione di Slash. xD
Commentate. ^^
 
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Boh.
view post Posted on 23/3/2009, 21:23




CAPITOLO 1-Fuckin' Lafayette.

Lafayette.
Cittadina di merda.
Beh, è qui che sono nato io, quel fottuto 6 febbraio di 17 anni fa.
Abito in un quartiere cazzuto in una piccola casa, con mia madre e il suo compagno testa di cazzo, Stephen Bailey.
La storia è andata così, quando avevo due anni mio padre, William Rose, ha abbandonato me e mia madre dopo avermi rapito e abusato di me, mentre mia madre se ne fregava tranquillamente, dopo di che, ha incontrato questo coglione di Stephen e si sono sposati.
E fin da quando ero piccolo mi ha inflitto una stretta educazione religiosa di cui a me non me ne può fregare un cazzo e mi ha sempre picchiato, come tutti i ragazzi andicappati di Lafayette che ce l’hanno con me solo perché ho i capelli lunghi, porto la bandana, la giacca di pelle e i pantaloni di pelle, solo perché sono l’unico qua che ha le palle per mostrare chi è veramente.
Non mi sono ancora presentato, mi chiamo William Bailey ma preferisco Bill.
-Ehi, Bill.- Mi giro verso la finestra da dove veniva la voce, e trovo Jeff che sta cercando di entrare dalla finestra.
Ah sì, lui è il mio migliore amico anche l’unico dato che mi odiano tutti e siccome mi prendono tutti a cazzotti finisco in molte risse e la polizia se la prende sempre con me, non vedono l’ora di sbattermi in carcere e lasciarmi morire lì. Poveri coglioni…
Tornando a Jeff, noi abbiamo lo stesso stile, amiamo la stessa musica e ci capiamo a vicenda con un semplice sguardo.
-Ehi Jeff, sai, hanno inventato le porte…- Dico divertito, alzandomi dal letto. Mentre lui riesce nell’impresa e si siede sulla poltrona vicino alla scrivania.
-Sì, ma il tuo padrino è pericoloso e io non voglio morire giovane.- Risponde guardandosi intorno. Pensa un po’, io ci convivo tutti i santi giorni. Mi metto a ridere, solo lui riesce a farmi ridere così.
-Dai, Bill, usciamo. Andiamo a farci un goccetto. A proposito dov’è la tua Caitlin?- Ah sì, dimenticavo, Caitlin è la mia ragazza. Ehi, mi prendono a cazzotti ma non per questo non devo avere successo con le donne.
Comunque stiamo insieme da qualche mese e, stranamente, siamo davvero presi uno dall’altro anche se abbiamo situazioni familiari completamente diverse, del tipo che lei e sua madre hanno un rapporto fantastico e io e mia madre a mala pena ci parliamo, lei ha un padre che stravede per lei ma non si fida di me, appunto, per come mi vesto e mi arrestano in continuazione e robe varie, mentre io e il mio padrino è meglio che non ci parliamo se no finisce male.
-Sinceramente? Non lo so, stamattina non sono venuto a scuola.- Sì, vado ancora a scuola, dato che ho 17 anni. Che coglioni.
-Perché non vai da lei?- Domanda Jeff. Certe volte sa essere molto rompi coglioni.
-Oh madonna, Jeff, sei peggio di una donna. Non vado da lei perché il padre mi fucila se mi vede e io voglio ancora vivere perché ho tante cose da fare prima dell’ora della mia morte, adesso andiamo a bere.- Dico alzandomi dal letto e dirigendomi verso la finestra mentre Jeff mi osserva divertito.
Scendiamo dalla mia finestra e ci dirigiamo verso il primo locale della città, ma è chiuso.
-Cazzo, è chiuso.- Constato io, dopo aver trovato la porta chiusa.
-In effetti, sono le 3 del pomeriggio, non mi stupisco.- Dice Jeff guardando l’orologio che ha al polso.
Riprendiamo a camminare e passiamo davanti al cortile della scuola dove ci sono i soliti ragazzi che flirtano con le ragazze.
-Ehi, quella non è Caitlin?- Domanda Jeff, fermandomi per un braccio. Mi giro e la scena che si presenta mi fa scattare la scintilla: lui ci prova, lei lo scansa e lui continua e lui ora l’ha bloccata contro il muro.
Stringo i pugni e mi avvicino ma Jeff mi ferma.
-Bill, aspetta, ci penso io, se vai tu va a finire male.- Mi metto gli occhiali da sole e scrollo di dosso il suo braccio.
-E allora andrà male…- Rispondo andando verso di loro mentre Jeff mi segue preoccupato. E fa bene…
-Ehi, brutto figlio di puttana…- Urlo avvicinandomi. Lui smette all’istante di fare quello che faceva e si gira con un sorrisetto soddisfatto mentre anche Caitlin si gira e si tranquillizza.
-Guarda, guarda chi è arrivato in tuo soccorso. Il piccolo Bill…- Non fa in tempo a continuare che gli mollo un cazzotto in piena faccia e cade a terra. Ah, che soddisfazione…
Si rialza e si pulisce il sangue che esce dal naso…ops…si è incazzato. Poi si avvicina a me e comincia una lotta all’ultimo sangue dove più volte a tentato di intromettersi Jeff, senza successo, finche non arriva la polizia che ci divide.
-William, come mai avevo il sospetto che c’eri tu di mezzo?- Mi prende per un braccio e mi porta in caserma.
Dopo qualche ora mi rilasciano. Strano, di solito fanno più storie.
Il lato positivo è che lui ha il naso e zigomo spaccati mentre io solo un livido in un occhio, ripeto, che soddisfazione.
Appena esco trovo Jeff e Cat che mi aspettavano.
-Allora?- Domanda Jeff impaziente, faccio spallucce e Cat mi viene ad abbracciare sussurrando un “grazie”.
-Ehi, ma che ci facevi a scuola?- Domando mentre riprendiamo a camminare.
-Punizione, perché avevo maltrattato una troietta.- Io e Jeff ci guardiamo un attimo poi ci mettiamo a ridere, anche se non sembra è una ragazza con le palle, le altre sono tutte snob e deficienti che si sposano perfettamente con quei coglioni con cui ho fatto a botte prima.
Cazzeggiamo per il resto del pomeriggio e poi Jeff se ne torna a casa per un motivo che non ho ben capito.
Però finalmente rimaniamo soli, io e Cat.

Cat Pov.
Io e Bill riprendiamo a camminare tranquilli per le strade del nostro quartiere.
-Allora, dov’eri finito stamattina?- Dico appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Niente, sono rimasto semplicemente a dormire.- Risponde ridacchiando e mi circonda le spalle.
Se uno ci vede pensa che siamo due persone completamente diverse, cioè lui sembra il tipico ragazzo ribelle e fuori di testa e rockettaro, che in fondo è così mentre io sembrerei la ragazzina perfettina, figlia di papà che va sempre bene a scuola, e invece sono l’opposto.
Non sono perfettina nemmeno un po’, anzi odio la gente così, e a scuola sono un disastro e amo ascoltare la musica, infatti io e Bill abbiamo molto in comune su questo campo e non solo. Mio padre non vuole che io stia con lui perché secondo lui è un ragazzaccio, è vero fuori può sembrare così ma non lo è, ho avuto modo di conoscerlo a fondo e posso assicurarvi che non è come sembra.
Ci andiamo a sedere su una panchina nel parco, eh sì, anche Lafayette ha un parco. Strano eh?!
Mi siedo sulle sue gambe e mi dà un lungo bacio sulle labbra, decido di approfondire il bacio e lui ci sta senza problemi.
Continuiamo così per un po’, dato che non siamo mai stati insieme oggi, finche non mi accorgo che il tempo è volato.
Interrompo il nostro scambio di baci.
-Che ora è?- Domando mezza in panico.
-Boh, saranno le dieci.- Mio padre mi ammazza.
-E’ tardissimo, se mio padre sa che sono stata con te, possiamo considerarci fottuti.- Dico prendendogli una mano e trascinandolo via dalla panchina mentre sbrontola qualcosa.
Arrivati davanti casa mia, ci scambiamo un veloce bacio e entro in casa, mentre lui continua nel vialetto verso casa sua che è poco più lontano della mia.
-Dove sei stata?- Mi fa sobbalzare una voce, che per fortuna è quella di mia madre. Mi guardo intorno per cercare velocemente una scusa ma lei capisce e mi sorride.
-Eri con lui, vero?- Domanda apprensiva. Annuisco rassegnata, sorride sempre apprensiva. Mia madre adora Bill perché non è come gli altri miei ragazzi deficienti, figli di papà, esattamente le stesse persone che odio. Vi chiederete come mai erano i miei ragazzi, sinceramente non ne ho idea.
-A tuo padre ho detto che eri con Josie altrimenti veniva a cercarvi personalmente.- Dice ridacchiando, la ringrazio e torno in camera mia, dove posso stare tranquilla.
 
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Boh.
view post Posted on 16/4/2009, 18:47




CAPITOLO 2-Jeff's grandma.

Bill Pov.
Rientro in camera dalla finestra rimasta aperta da oggi pomeriggio, mi stendo sul letto a osservare il soffitto.
Oh sì, molto interessante, intanto sento di sotto mia madre e Stephen che litigano come di consuetudine, se questo loro lo chiamano amore, contenti loro…
Dopo qualche minuto sprofondo in un lungo sonno fino alla mattina seguente: domenica.

Mi sveglio per colpa di qualcuno che bussa insistentemente sulla finestra. E’ Jeff, che novità.
Mi alzo e vado ad aprirgli la finestra ed entra ancora con il fiatone.
-Bill, vestiti.- Eccolo che comincia a dare ordini, anche se questo lo eseguo volentieri dato che sono in mutande.
Mi metto i jeans strappati e una t-shirt.
-Ecco, adesso puoi spiegarmi perché ti sei letteralmente catapultato nella mia stanza?- Domano mettendo le mani sui fianchi.
-Ti porto a conoscere mia nonna.- Dice soddisfatto. Lo guardo un po’ strano, poi accetto perché tanto è meglio che stare qua.
Usciamo sempre dalla finestra e ci dirigiamo a casa di Cat, così viene anche lei. Mi arrampico sull’albero che dà sulla sua finestra, mi appollaio sul ramo e comincio a lanciare sassolini sulla finestra. Ho una mira di merda però alla fine la apre la finestra.
-Che ci fai qua? Sei impazzito? Se ti vede mio padre, ti lincia.- Dice a bassa voce, mentre io rido.
-Vestiti, ti aspetto di sotto.- Dico scendendo dal ramo senza aspettare una risposta.
Infatti dopo 5 minuti eccola che esce, saliamo nella macchina di Jeff e partiamo verso Noblesville.
-Mi dite di grazia dove mi state portando?- Sbrontola Caitlin dai sedili dietro.
-Vi porto a conoscere mia nonna.- Risponde Jeff con la stessa aria soddisfatta di prima.
Il viaggio dura un’ora e mezza nei quali, io e Jeff battibecchiamo su ogni cosa, prima sul fatto che va troppo piano, poi non si è voluto fermare per prendere qualcosa da bere mentre Cat là dietro se la rideva, gustandosi la scena.
Arriviamo in una casetta sperduta tra la prateria, infatti la casa dei nonni di Jeff è piuttosto lontana dal centro della città, qui regna la tranquillità più assoluta.
La nonna di Jeff ci aspetta seduta sulla panchina di fronte alla casa.
Appena scendiamo, Jeff corre ad abbracciarla e poi ci presenta.
-Nonna, questo è il mio amico Bill e la sua ragazza, Caitlin.- La signora ci abbraccia contenta. Ok, non sono abituato a queste cose, mai ricevute coccole dai miei genitori.
-Venite, entrate.- Dice aprendoci la porta e facendoci entrare. L’arredamento è molto rustico e rende la casa molto accogliente. Nel salotto c’è un divano con un tappeto e una vecchia TV, poi un tavolo da pranzo con le sedie e qualche mensola con sopra oggettini di ogni genere, soprattutto antiquariato. Ma una cosa attira principalmente la mia attenzione, un pianoforte.
-Posso?- Dico indicandolo. La signora mi sorride gentile.
-Ma certo caro. E’ un po’ vecchio, né io né mio marito lo suoniamo. Era di tua madre…- Dice riferita a Jeff che la osserva stupito. Intanto io mi siedo al pianoforte e comincio a suonare qualche nota che ho da tempo in testa, a cui ho anche abbinato una canzone che ho scritto poco tempo fa.
Jeff si avvicina e tiene il tempo con il piede.
-Cos’è?- Domanda curioso.
-Una canzone che ho scritto poco tempo fa…- Rispondo concentrato sulle note.
-Come si chiama?- Domanda mentre anche Cat e la nonna si avvicinano ad ascoltare.
-November Rain.- Rispondo concludendo il pezzo iniziale.
-Tu hai talento, ragazzo.- Dice la nonna di Jeff mentre sorrido riconoscente.
Passiamo la mattina e pomeriggio lì e ci ceniamo, anche. La nonna di Jeff è fantastica e durante la cena ci ha raccontato un sacco di storielle e ci ha anche detto un sacco di perle di saggezza tra cui una che mi ha colpito molto, cioè che la vita và vissuta al meglio e se questo significa lasciare tutto per seguire i propri sogni allora bisogna farlo, perché la vita è una sola e non bisogna lasciarsi scappare le opportunità.
Così questa sera ho capito due cose molto importanti, una è che voglio cambiare nome perché questo è legato al passato e non voglio più aver niente a che fare con esso e la seconda è che è ora di cambiare vita perché sono sicuro che qui a Lafayette non avrò un futuro e sono stufo di questo posto, quindi nuova vita, nuova città e nuovo nome.
Sono qui fuori a riflettere, fumando una sigaretta, su queste cose quando una voce mi riporta alla realtà.
-Ehi, che fai qui tutto solo…- Dice Cat sedendosi accanto a me. Il problema è dirlo a lei, so che mi mancherà terribilmente quando me ne andrò, ma non posso rimanere qua e dovrebbe andarsene anche lei.
-Pensavo…- Dico avvicinandomi e dandole un bacio su una guancia.
Più tardi esce anche Jeff che ci dice che è ora di tornare, così salutiamo i nonni e ce ne torniamo nella cara fottuta Lafayette.
Lasciamo Cat a casa e appena siamo soli, confesso tutto a Jeff, sono sicuro che lui mi capirà.
-Senti, questa sera ascoltando le perle di saggezza di tua nonna, ho capito due cose importanti, una che voglio chiudere definitivamente con il mio passato e cambiare vita e poi che voglio andarmene da qui perché sono stufo di questo posto di merda.- Dico mentre lui mi osserva interessato.
-Sai, avevo anche io in mente di andarmene da qui, ma non sapevo se dirtelo o no, sai tu hai Caitlin…a proposito glie lo hai detto?- Domanda.
-No, glie lo dirò domani, prima di partire.- Rispondo amareggiato. Lui annuisce e so che mi capisce perfettamente.
-Bill, io non posso partire domani, devo finire l’anno. Però ti raggiungerò…dove sei diretto?- Capisco.
-Los Angeles. Beh, allora ci troviamo là.- Rispondo ridacchiando. Lo saluto, esco dalla macchina ed entro in casa, questa casa dove ho subito di tutto, questa fottuta casa che per fortuna sarà l’ultima volta che ci metterò piede.
Mia madre e Stephen dormono, ma si sente un odore d’alcol da volta stomaco, dannazione, bevono come le spugne questi.
Vado in camera e preparo la borsa con tutti i miei vestiti e i miei cd, fatto ciò mi metto a dormire.

 
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Boh.
view post Posted on 3/5/2009, 16:36




CAPITOLO 3

Mi sveglio di buon ora e prendo la borsa, scendo di sotto e trovo mia madre mezza ubriaca in cucina. Cazzo, già di mattina è così, non voglio sapere il pomeriggio.
-Dove vai?- Mi domanda avvicinandosi.
-Via.- Rispondo secco ma vedo che la cosa non la tocca nemmeno un po’, quindi meglio così.
Torna in cucina e io le rubo dalla borsa le chiavi della macchina e dal portafoglio di Stephen la sua carta di credito, giusto in tempo prima che scende le scale.
-Dove cazzo vai?- Mi domanda, già incazzato, ma stavolta vinco io, figlio di puttana.
-Sai, una cosa Stephen? Me ne vado via, finalmente cazzo. Quindi và all’inferno brutta testa di cazzo.- Dico per poi dargli un cazzotto, fa tre passi indietro e si tiene il naso che sanguina.
-WILLIAM!- Urla mia madre.-Sei impazzito?- Domanda accorrendo il “suo” maritino.
-Và al diavolo.- Consideralo un saluto. Esco dalla porta di casa e tanti saluti, non mi vedrete più mettere piede in quell’inferno che voi osate chiamare casa.
Entro in macchina e vado a salutare Jeff.
Per fortuna abita al piano terra e non mi devo arrampicare da nessuna parte, semplicemente busso alla finestra, lui sente, la apre ed esce fuori.
-Ho finalmente saldato il mio conto in sospeso con il mio caro padrino coglione.- Dico soddisfatto mentre lui mi dà una pacca come per dire: ben fatto!
-Allora è tutto pronto? Stai per partire…- Dice vedendo la macchina, annuisco un po’ amareggiato perché devo salutarlo.
-Sai Jeff, tu sei come un fratello per me, quindi ti aspetterò a Los Angeles per realizzare quel sogno insieme.- Dico io facendo un sorrisetto sincero.
-Anche tu sei come un fratello. Quindi ci si vede a Los Angeles, fratello.- Risponde felice per poi abbracciarmi.
Salutato Jeff, torno in macchina, adesso arriva la parte difficile, dirlo a Cat.
Arrivo a casa sua e comincio a lanciare come sempre i sassolini alla finestra, quando si affaccia le faccio cenno di scendere e dopo pochi minuti, eccola qui davanti a me.
-Senti ho da dirti una cosa molto importante,- Dico facendola sedere sugli scalini.-Sto per partire, per Los Angeles, perché sono stufo di questa vita, voglio davvero realizzare i miei sogni e non posso più aspettare perché se rimarrò qui a Lafayette non avrò mai un futuro.- Dico tutto d’un fiato mentre piano una lacrima le scende dall’occhio.
-Ti prego non piangere, quando mi sarò sistemato tornerò qui per stare un po’ con te, ma per favore capiscimi, io non ce la faccio più a vivere qua…- Annuisce mentre altre lacrime salate le scendono lungo le guancie.
-Ti capisco Bill, ma mi mancherai tanto…- Dice questa volta singhiozzando, così mi avvicino e l’abbraccio mentre lei piange sulla mia spalla.
-Per favore, ricordati che ti non ti ho mai mentito e che ti ho amato e che ancora ti amo, ma devi andare avanti anche senza di me, vai per la tua strada e forse ci rincontreremo. Ma non dimenticare mai queste parole…questo non è un addio, ma un arrivederci.- Dico dandole un ultimo bacio sulle labbra per poi andarmene via.
La stessa cosa vale Lafayette, non è un addio ma tornerò, non per adesso, forse un giorno.
Metto in moto la macchina e parto per la California.
Dopo due giorni di viaggio arrivo finalmente nella tanto bramata Los Angeles.
Arrivo davanti un bar-ristorante, bene ho bisogno di mangiare così spengo l’auto e appena scendo trovo un barbone che cerca di farmi comprare della cocaina, anche se rifiuto più di una volta, questo non demorde.
-Senti, non mi serve ok?- Rispondo alla fine, scocciato.
-Da dove vieni, ragazzo?- Domanda lui osservandomi.
-Lafayette…- Rispondo.
-Ah, lo sai dove sei? Sei nella giungla, amico. Stai per morire…- Dice il barbone cercando di impaurirmi,senza successo, anche se questa frase mi ha colpito molto; lo guardo strano.
-Come hai detto che ti chiami?- Domanda prima di andarsene.
-Non l’ho detto, però mi chiamo Bill…cioè…Axl, Axl Rose.- Rispondo. Ho deciso di prendere il cognome di mio padre.
-Buona fortuna, Axl…- Dice andandosene. Mah, che tipo strano.
Entro nel bar e ordino da bere un bicchiere di vodka e un panino, devo trovarmi un posto dove dormire…

Cat Pov.
Rimango qui ancora un po’, ho bisogno di stare sola e poi rientro per andare in camera mia.
Mi stendo sul letto e guardo il soffitto, poco dopo entra mamma che si siede sul letto.
-Cos’è successo? Ho visto che piangevi fuori…- Domanda accarezzandomi la fronte.
-Bill, è partito per Los Angeles perché non ce la fa più a stare qui con i suoi genitori e vuole inseguire i suoi sogni…- Rispondo ricominciando a piangere. Mia madre, comprensiva, mi circonda le spalle e sta semplicemente in silenzio, che è quello di cui ho bisogno.
Quando smetto, gli racconto tutta la conversazione per filo e per segno, anche se ce l’ha un po’ con lui per avermi lasciato così capisce la sua situazione, e anche lei dice che devo andare avanti per la mia strada e forse un giorno ci rincontreremo.
Ora come ora mi sembra impossibile, ma voglio farlo per lui e per me, voglio dimostrare a me stessa che ce la posso fare, che sono forte anche se sarà terribilmente difficile vivere qui, in questo posto di merda, senza l’unica persona con cui stavo bene e che mi capiva, ma ce la devo fare…
Sappi però, Bill, che anche io ti ho amato e ti amo ancora e che, nonostante devo andare avanti da sola, mi mancherai tanto.
 
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3 replies since 15/3/2009, 22:23   180 views
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