| CAPITOLO 1-Fuckin' Lafayette.
Lafayette. Cittadina di merda. Beh, è qui che sono nato io, quel fottuto 6 febbraio di 17 anni fa. Abito in un quartiere cazzuto in una piccola casa, con mia madre e il suo compagno testa di cazzo, Stephen Bailey. La storia è andata così, quando avevo due anni mio padre, William Rose, ha abbandonato me e mia madre dopo avermi rapito e abusato di me, mentre mia madre se ne fregava tranquillamente, dopo di che, ha incontrato questo coglione di Stephen e si sono sposati. E fin da quando ero piccolo mi ha inflitto una stretta educazione religiosa di cui a me non me ne può fregare un cazzo e mi ha sempre picchiato, come tutti i ragazzi andicappati di Lafayette che ce l’hanno con me solo perché ho i capelli lunghi, porto la bandana, la giacca di pelle e i pantaloni di pelle, solo perché sono l’unico qua che ha le palle per mostrare chi è veramente. Non mi sono ancora presentato, mi chiamo William Bailey ma preferisco Bill. -Ehi, Bill.- Mi giro verso la finestra da dove veniva la voce, e trovo Jeff che sta cercando di entrare dalla finestra. Ah sì, lui è il mio migliore amico anche l’unico dato che mi odiano tutti e siccome mi prendono tutti a cazzotti finisco in molte risse e la polizia se la prende sempre con me, non vedono l’ora di sbattermi in carcere e lasciarmi morire lì. Poveri coglioni… Tornando a Jeff, noi abbiamo lo stesso stile, amiamo la stessa musica e ci capiamo a vicenda con un semplice sguardo. -Ehi Jeff, sai, hanno inventato le porte…- Dico divertito, alzandomi dal letto. Mentre lui riesce nell’impresa e si siede sulla poltrona vicino alla scrivania. -Sì, ma il tuo padrino è pericoloso e io non voglio morire giovane.- Risponde guardandosi intorno. Pensa un po’, io ci convivo tutti i santi giorni. Mi metto a ridere, solo lui riesce a farmi ridere così. -Dai, Bill, usciamo. Andiamo a farci un goccetto. A proposito dov’è la tua Caitlin?- Ah sì, dimenticavo, Caitlin è la mia ragazza. Ehi, mi prendono a cazzotti ma non per questo non devo avere successo con le donne. Comunque stiamo insieme da qualche mese e, stranamente, siamo davvero presi uno dall’altro anche se abbiamo situazioni familiari completamente diverse, del tipo che lei e sua madre hanno un rapporto fantastico e io e mia madre a mala pena ci parliamo, lei ha un padre che stravede per lei ma non si fida di me, appunto, per come mi vesto e mi arrestano in continuazione e robe varie, mentre io e il mio padrino è meglio che non ci parliamo se no finisce male. -Sinceramente? Non lo so, stamattina non sono venuto a scuola.- Sì, vado ancora a scuola, dato che ho 17 anni. Che coglioni. -Perché non vai da lei?- Domanda Jeff. Certe volte sa essere molto rompi coglioni. -Oh madonna, Jeff, sei peggio di una donna. Non vado da lei perché il padre mi fucila se mi vede e io voglio ancora vivere perché ho tante cose da fare prima dell’ora della mia morte, adesso andiamo a bere.- Dico alzandomi dal letto e dirigendomi verso la finestra mentre Jeff mi osserva divertito. Scendiamo dalla mia finestra e ci dirigiamo verso il primo locale della città, ma è chiuso. -Cazzo, è chiuso.- Constato io, dopo aver trovato la porta chiusa. -In effetti, sono le 3 del pomeriggio, non mi stupisco.- Dice Jeff guardando l’orologio che ha al polso. Riprendiamo a camminare e passiamo davanti al cortile della scuola dove ci sono i soliti ragazzi che flirtano con le ragazze. -Ehi, quella non è Caitlin?- Domanda Jeff, fermandomi per un braccio. Mi giro e la scena che si presenta mi fa scattare la scintilla: lui ci prova, lei lo scansa e lui continua e lui ora l’ha bloccata contro il muro. Stringo i pugni e mi avvicino ma Jeff mi ferma. -Bill, aspetta, ci penso io, se vai tu va a finire male.- Mi metto gli occhiali da sole e scrollo di dosso il suo braccio. -E allora andrà male…- Rispondo andando verso di loro mentre Jeff mi segue preoccupato. E fa bene… -Ehi, brutto figlio di puttana…- Urlo avvicinandomi. Lui smette all’istante di fare quello che faceva e si gira con un sorrisetto soddisfatto mentre anche Caitlin si gira e si tranquillizza. -Guarda, guarda chi è arrivato in tuo soccorso. Il piccolo Bill…- Non fa in tempo a continuare che gli mollo un cazzotto in piena faccia e cade a terra. Ah, che soddisfazione… Si rialza e si pulisce il sangue che esce dal naso…ops…si è incazzato. Poi si avvicina a me e comincia una lotta all’ultimo sangue dove più volte a tentato di intromettersi Jeff, senza successo, finche non arriva la polizia che ci divide. -William, come mai avevo il sospetto che c’eri tu di mezzo?- Mi prende per un braccio e mi porta in caserma. Dopo qualche ora mi rilasciano. Strano, di solito fanno più storie. Il lato positivo è che lui ha il naso e zigomo spaccati mentre io solo un livido in un occhio, ripeto, che soddisfazione. Appena esco trovo Jeff e Cat che mi aspettavano. -Allora?- Domanda Jeff impaziente, faccio spallucce e Cat mi viene ad abbracciare sussurrando un “grazie”. -Ehi, ma che ci facevi a scuola?- Domando mentre riprendiamo a camminare. -Punizione, perché avevo maltrattato una troietta.- Io e Jeff ci guardiamo un attimo poi ci mettiamo a ridere, anche se non sembra è una ragazza con le palle, le altre sono tutte snob e deficienti che si sposano perfettamente con quei coglioni con cui ho fatto a botte prima. Cazzeggiamo per il resto del pomeriggio e poi Jeff se ne torna a casa per un motivo che non ho ben capito. Però finalmente rimaniamo soli, io e Cat.
Cat Pov. Io e Bill riprendiamo a camminare tranquilli per le strade del nostro quartiere. -Allora, dov’eri finito stamattina?- Dico appoggiando la testa sulla sua spalla. -Niente, sono rimasto semplicemente a dormire.- Risponde ridacchiando e mi circonda le spalle. Se uno ci vede pensa che siamo due persone completamente diverse, cioè lui sembra il tipico ragazzo ribelle e fuori di testa e rockettaro, che in fondo è così mentre io sembrerei la ragazzina perfettina, figlia di papà che va sempre bene a scuola, e invece sono l’opposto. Non sono perfettina nemmeno un po’, anzi odio la gente così, e a scuola sono un disastro e amo ascoltare la musica, infatti io e Bill abbiamo molto in comune su questo campo e non solo. Mio padre non vuole che io stia con lui perché secondo lui è un ragazzaccio, è vero fuori può sembrare così ma non lo è, ho avuto modo di conoscerlo a fondo e posso assicurarvi che non è come sembra. Ci andiamo a sedere su una panchina nel parco, eh sì, anche Lafayette ha un parco. Strano eh?! Mi siedo sulle sue gambe e mi dà un lungo bacio sulle labbra, decido di approfondire il bacio e lui ci sta senza problemi. Continuiamo così per un po’, dato che non siamo mai stati insieme oggi, finche non mi accorgo che il tempo è volato. Interrompo il nostro scambio di baci. -Che ora è?- Domando mezza in panico. -Boh, saranno le dieci.- Mio padre mi ammazza. -E’ tardissimo, se mio padre sa che sono stata con te, possiamo considerarci fottuti.- Dico prendendogli una mano e trascinandolo via dalla panchina mentre sbrontola qualcosa. Arrivati davanti casa mia, ci scambiamo un veloce bacio e entro in casa, mentre lui continua nel vialetto verso casa sua che è poco più lontano della mia. -Dove sei stata?- Mi fa sobbalzare una voce, che per fortuna è quella di mia madre. Mi guardo intorno per cercare velocemente una scusa ma lei capisce e mi sorride. -Eri con lui, vero?- Domanda apprensiva. Annuisco rassegnata, sorride sempre apprensiva. Mia madre adora Bill perché non è come gli altri miei ragazzi deficienti, figli di papà, esattamente le stesse persone che odio. Vi chiederete come mai erano i miei ragazzi, sinceramente non ne ho idea. -A tuo padre ho detto che eri con Josie altrimenti veniva a cercarvi personalmente.- Dice ridacchiando, la ringrazio e torno in camera mia, dove posso stare tranquilla.
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