| 2°Capitolo
La cosa più noiosa da fare quando si aspetta qualcuno che arrivi in ritardo,come nel caso di Serena,è osservare la gente in tutti i suoi gesti quotidiani. E' da circa mezz'ora che di fronte a me ho una giovane donna vestita come se avesse svaligiato un mercatino delle pulci: una maglietta vecchia color marrone,dei jeans strappati al ginocchio leggermente larghi da sotto e scarpe da tennis nere con una suola decisamente consumata dal tempo. I suoi capelli erano raccolti in uno chignogne mal conciato e profonde occhiaia nere solcavano il suo viso dalla carnagione scura. A tre sedie di distanza invece sedeva un giovane uomo vestito invece come se avesse svaligiato un intero negozio Prada: Panataloni a taglio corto sul nero Prada,classica giacca e cravatta Prada e scarpe nere Prada che si abbinavano al tutto. Leggeva attentamente il New York Time,pagina economia,lo potevo giurare,bhe la stazza del grande uomo d'affari c'è l'ha non mi meraviglia che stia vedendo come procede il mercato finanziario. Accanto a lui una piccola bambina di cinque anni,da come era vestita sembrava la figlia di quell'uomo anche se non aveva molti tratti somatici simili al padre,anzi forse proprio nulla. Lunghi capelli boccolosi incorniciavano il suo piccolo viso dai tratti molto delicati: grandi occhi cerbiatto,labbra rosee e carnose e un piccolissimo naso alla francese. I suoi capelli boccolosi erano sormontati da un cerchietto blu che si abbinava alla perfezione con il suo vestitino blu stile bambolina di porcellana con collant bianchi di lanetta. Era seduta rigidamente,come se fosse una perfetta bambina di alti livelli,quasi mi ricordò Blair Waldorf a cinque anni. Mi venne da sorridere quando guardando attentamente le mie scarpe disse a suo padre - Papà guarda anche tu hai quelle Jimmy Choo...- Fu allora che suo padre sollevò lo sguardo dal suo giornale per volgerlo prima alle mie scarpe e poi a me dandomi un leggero sorriso di circostanza che io ricambiai a mia volta per circostanza. In quel momento sentii la voce di qualche receptioniste avvisare al megafono che il volo 513 Parigi-Manhattan era atterrato e che il volo 210 Milano-Manhattan era atterrato,alleluia finalmente Serena sarebbe arrivata,un altro minuto ancora li e sarei morto lo potevo giurare. - Tu dici che la mamma mi ha portato un suo nuovo abito da Parigi? - Chiese poi la bambina nuovamente a suo padre,che non sembrò prestarle molta attenzione tanto da liquidare la sua domanda con - Sai benissimo Fay che tua madre non disegna abiti per bambini,piuttosto mettiti il cappotto che devo lasciarti a tua madre,io devo sbrigare una faccenda prima...- La piccola Fay,era così che si chiamava,annuì delusa dalla risposta del padre e si alzò da quella sedia prendendo il suo piccolo cappottino e infilandoselo lentamente come a stare attenta a non rompere o scucire qualche pezzo di quel pregiato cappottino. Mi alzai forse era meglio lasciare quella sala d'attesa e andare alle porte principali dell'aeroporto dove avrei trovato Serena.
Una miriade di giornalisti e paparazzi era piazzata di fronte le porte dell'aeroporto impedendomi di vedere se arrivasse o no Serena. Dannazione chi c'era di così importante da impedire a me Chuck Bass,importante erede dell'ereidtà Bass di vedere mia sorella? E fu quando quelle porte si aprirono che sentii il nome di colei che non mi sarie mai aspettata di sentire. - La signora Waldorf è arrivata...- Esclamò impaziente e famelico di notizie un giornalista non appena la vide entrare. La vidi. La vidi dopo cinque lunghi anni,e Dio..Dio quanto era bella. Il suo sguardo fiero,il suo portamento da snob e sopratutto i suoi bellissimi occhi fecero nascere dentro di me,nel mio stomaco quella sensazione che ormai da anni non sentivo più. Volavano leggere,ma allo stesso tempo erano un tormento...quelle farfalle che da anni avevo cercato di sopprimere illudendomi di esserci riuscito erano ritornate a danzare dentro di me,come se si fossero risvegliate da un lungo sonno. Lei non mi vide,era troppo presa a sorridere e a rispondere alle domande che i giornalisti curiosi ponevano alla stilista più in voga del momento. L'unica domanda che mi venne lecita pormi fu "come mai Blair Waldorf aveva lasciato Parigi per tornare a Manhattan?" Ricordo perfettamente quello che mi disse Serena dopo aver parlato con Blair il giorno che tutto finì tra me e lei " Lascerà Manhattan,dice che ha bisogno di ripartire da zero e rifarsi una nuova vita e che non tornerà mai più qui ad Upper East Side" E fu pensando questo che i nostri sguardi si incrociarono senza mai volersi staccare,gridandosi silenziosamente ciò che non si erano mai detti,e fu proprio guardandola negli occhi che capii che aveva dannatamente bisogno di aiuto. -Signora Waldorf ci dica è qui a Manhattan per restare? - Un bodygard strattonò appena tutti quei giornalisti lasciando passare Blair che dire che era assalita da tutti quei flash accecanti dei paparazzi era poco. Quando finalmente superò quella schiera sospirò aggiustandosi il suo cappotto Chanel. Stava per rivolgermi un altro sguardo quando la bambina di prima le corse incontro gridando gioiosa - Mamma sei arrivata finalmente! - Disse la piccola allargando le braccia pronta per essere accolta tra le braccia della mamma. - Piccolina mi sei mancata..- le disse tneramente lei prendendola in braccio e dandole un bacio sulla fronte. Non potevo descrivere la mia espressione tra lo stupito e lo schoccato,Blair era una mamma? Quella era sua figlia? Mille domande mi frullarono per la testa e in quel momento trovarono immediatamente risposta dinnanzi ai fatti che di fronte ai miei occhi si mostravano. - Ehi Chuck...pianeta Terra chiama Chuck Bass? -Una voce mi riportò alla realtà,mi voltai e vidi Serena che mi guardava tra il confuso e il sorpreso. - Chuck ma che ti prende? - Mi disse lei ridendo come se fossi diventato un pazzo,si voltò così istintivamente verso la parte dove prima io stavo guardando e anche lei assunse la mia stessa espressione. Stavolta accanto a Blair c'era quell'uomo che manteneva le distanze da Blair,non riuscii a cpaire cosa si dissero ma sicuramente non era qualcosa di molto felice,lo potevo percepire dalle loro faccie. Vidi Blair scuotere la testa nello stesso momento in cui quell'uomo poi si voltò per andare verso l'uscita dall'aereoporto. - E' tornata! - Esclamò poi con un sorriso felice volgendosi verso di me .- Chuck è tornata! - Mi disse euforica,contenta - Vieni andiamo a slautarla! - Mi disse lei felicissima. Andare da Blair? Potesse passarmi un carroarmato sopra non andrò più da lei mai più. - Ho un colloquio di lavoro tra circa mezz'ora e per i miei calcoli di orario sono già in ritardo...ora se tu vuoi andarla a salutare va pure,ma io non rimarrò qui ad aspettarti,quindi decidi o te la vedi da sola come tornare o ora vieni con me e saluterai...da sola...- e specificai quel da sola lentamente - Blair.- Lei mi guardò stupita e scosse la testa - Credevo ti mancasse...- Mi disse lei guardandomi e io a mia volta scoppiai a ridere. - Andiamo Serena credi ancora che dopo cinque anni possa mancarmi? - Scossi la testa mentendo persino a me stesso,ma a pensarci bene non stavo mentendo. Perchè mai dovevo mentire in cinque anni non l'avevo pensata più avevo condotto la mia felice vita da scapolo senza minimamente pensare a Blair Waldorf. - Il mio amore per Blair è morto cinque anni fa...- le dissi guardandola - Immagino però che la tua amicizia per lei sia persistita e durata nel tempo e non posso impedirti di andarla a salutare...quindi va da lei vorrà dire che sarà lei ad accompagnarti...- Le dissi poi guardando l'ora - scusami sono in ritardo ora ci vediamo nel pomeriggio...- Le dissi dandole poi un bacio sulla guancia - Ah che sbadato bentornata a Mnahattan sorellina...- Le dissi volgendole un sorriso come se nulla fosse e mi voltai pronto ad usicre da quel dannato aereoporto,sentii gridarmi alle spalle - Scappa...scappa come sempre Chuck Bass ormai sai fare solo quello! - La voce di Serena echeggiò fino a che non uscii da quella prigione dei sensi. Solo il vento gelido sul mio viso mi diede nuovamente un senso di pace come a liberarmi da tutte quelle oppressioni di qualche minuto fa. Mi allentai appena il nodino della cravatta e poi subito pronto adai verso la mia limo e salendo all'interno di essa il dannatissimo ricordo di quella sera dopo il vicrtrola ritornò alla mia mente.
Flashback
- Grazie per il passaggio...- Mi disse voltando il suo bel viso verso di me,mentre i miei occhi avevano ancora dinnanzi a se il suo spogliarello sensuale e provocante. - Eri...fantastica sul palco...- Le dissi ancora trasognato volgendo poi il mio sguardo verso di lei. I nostri occhi si specchiarono gli uni negli altri e lei così bella in quella sua sottoveste di seta si avvicinò a me annullando tutte le distanze tra di noi - Sei sicura? - Le chiesi prevedendo ciò che avesse in mente di fare,la razionale Blair non avrebbe mai fatto ciò che stava per fare: perdere la sua verginità con Chuck Bass. Era sempre stato Nate il suo principe azzurro ed era con lui che voleva avere dei figli e sposarsi,anche se quest'ultimo era troppo preso dalla sua migliore amica. E pensando questo le nostre labbra come delle calamite si attrassero l'una verso l'altra. La strinsi sempre di più a me e quel bacio da delicato che fu divenne sempre più intenso,passionale,fu l'inizio di quella notte di sesso,all'interno di questa limo.
Fine Flashback
- Alla Bass industries...- Dissi all'autista,dopo essermi ripreso da quel dannatissimo ricordo. Era stato solo un picoclo ricordo nulla di più,caèitano i ricordi no? non per questo significa che Blair conti qualcosa per me...lei non conta più nulla per me. Mi ripetei nella testa guardando fuori da quel finestrino della limo.
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